Veduta aerea di Sao Paulo.

Arresti preventivi, cariche violente della polizia, fermi. E' il bilancio pesantissimo del primo giorno di contestazioni a Sao Paulo contro il rincaro dei biglietti dei mezzi pubblici. Una mobilitazione che non si vedeva da molti anni. Una protesta che si sta diffondendo in tutte le città del Brasile, la goccia che ha messo in moto prima gli studenti e poi via via molte componenti della società brasiliana, è l'aumento dei biglietti dei mezzi pubblici. Il Brasile, il Paese dei grandi eventi sportivi, del boom economico e con alla presidenza una donna amatissima come Dilma Vana Rousseff Linhares, proprio nel momento di massima esposizione mediatica affronta nel peggiore dei modi una questione delicatissima.

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I grandi eventi sono un po' come le grandi opere. Indispensabili e costosi, quasi mai portano i risultati promessi. Stando allo sport, a parte pochissimi casi isolati, possiamo ricordare le Olimpiadi di Barcellona e poco altro, le manifestazioni sportive di queste dimensioni hanno spesso lasciato dietro di loro scandali e debiti. Macerie, insomma.

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La questione sicurezza in Brasile è uno dei paradossi più grandi nei quali ci si imbatte se si decide di fermarsi per un tempo non troppo limitato in questo immenso Paese. Se ne è prodotta di letteratura a riguardo. E quindi, volente o nolente, si arriva in qualche modo condizionati da un certo tipo di informazione. E di informazioni. Così l'esigenza di affrontare questo tema dopo un paio di mesi di permanenza è inevitabile.
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Sono le sei del mattina quando una schiera infinita di operai in tuta arancione varca i cancelli dell'Arena delle Dunedi Natal. Lo stadio è tutt'ora in costruzione, e anzi, a dire il vero, non si riesce a immaginare come lo possano ultimare entro i tempi richiesti. Un impianto enorme che, come gran parte degli stadi di qui, sono edificati con soldi pubblici. E sono sempre giganti, quasi si ignorasse il fatto che in Brasile gli stadi sono quasi sempre vuoti. La gente le partite le preferisce vedere al bar, in tv. O a casa, chi se lo può permettere.

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Radu, giocatore della Lazio, fa il saluto fascisita sotto la Nord

Il calcio senza pubblico non è calcio. Questo lo chiariamo subito.

In questi giorni in Brasile è aspra la polemica per la decisione della federazione continentale di escludere la presenza di pubblico nelle partite casalinghe del Corinthians nel massimo torneo latino americano: la Copa Libertadores. Ricordiamo la vicenda del giovane Kevin Espada morto colpito da un razzo sparato dal settore occupato dalla Torcida. Come già detto, una vicenda che ci riporta amaramente alla la tragedia di Paparelli nel derby romano del 28 ottobre 1979.

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Il funerale del giovane tifoso boliviano morto durante una partita della Copa Libertadores

Kevin Douglas Beltran Espada è il quattordicenne che ha perso la vita mercoledì allo stadio di Oruro, in Bolivia. Un razzo lanciato dai supporter brasiliani del Corinthians lo ha colpito uccidendolo. Una dinamica simile alla morte di Paparelli nel derby Roma-Lazio del 28 Ottobre 1979.

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La palestra Carlos Puel a La Plata

La Palestra Sociale Carlos Puel è esattamente come la possiamo immaginare. Un ring, sacchi appesi qua e la, gente che ci da dentro di brutto. Diversi ragazzi si stanno allenando in vista del week end che li vedrà affrontare atleti di altre città. Il Kick Boxing è molto praticato, anche se non c'è solo quello.

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Un grande mural che copre una delle pareti dello stadio Centenario.

Lo stadio di Montevideo, se lo si guarda con superficialità dall'esterno, non fa una bella impressione. La passeggiata attorno all'anello non è così piacevole come per altri stadi latino americani che sto visitando. Sembra quasi che tutto sia lasciato all'abbandono, senza cura. Entrando fortunatamente, l'impressione cambia notevolmente.

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La Plata – Argentina

La "Douce" all'ingresso in campo del Boca Jrs nella partita contro il Toluca di Copa Libertadores

La Bombonera, lo stadio del Boca Jrs, è nel pieno de La Boca. Un barrio (così si chiamano i quartieri) dei più suggestivi che mai ho potuto visitare. Tempio del tango, coloro che vivono qui sono discendenti di immigrati. Anche, anzi soprattutto, italiani.

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