di Davide Drago

Torino, quartieri Vanchiglia e Aurora: due quartieri che negli ultimi anni sono parecchio cambiati. Il primo, grazie alla favorevole posizione centrale e alla vicinanza alle sedi dell'Università di Torino, hanno portato, sia Vanchiglia che Vanchiglietta, ad una graduale trasformazione in quartiere residenziale. Negli anni più recenti il quartiere si è affermato come uno dei poli propulsivi della creatività artistica e commerciale torinese.

Alle botteghe artigiane, ancor presenti, si sono affiancate diverse realtà artistico-culturali. Negli ultimi anni il quartiere è diventato teatro di realtà contrastanti tra la crisi economica che ha colpito i piccoli negozi da un lato, e l’aumento dei nuovi locali dedicati alla vita notturna giovanile dall'altro, creando quella dinamica che porta sì più gente per le strade, ma ad uso e consumo dei locali. Il quartiere Aurora è quello che i giornali definiscono “la terra di mezzo”, il luogo dove più del 50 per cento dei 42 mila abitanti è di origine straniera, dove si incrociano e convivono 16 nazionalità diverse. Proprio nel quartiere Aurora sorge lo “Spazio popolare Neruda”, luogo in cui si sperimenta e vive l’integrazione con attività per bambini, cineforum, presentazioni di libri e molto altro. Uno spazio che vive anche al di fuori delle quattro mura, e si mescola e plasma con le lotte del quartiere, per la difesa di una casa, di un mercato storico o dagli attacchi che i fascisti tentano invano di portare al quartiere.

Negli spazi di via Pesaro, un anno fa, è nata l’esperienza della “Palestra Neruda”, una palestra lontana dalle logiche di profitto che inquinano spesso lo sport, un luogo non soltanto dove fare sport, ma dove aggregare e lottare. La peculiarità della palestra è stata da subito quella di aprirsi al quartiere con allenamenti in strada. Come quando un mese fa si è svolto su Corso Principe Oddone un allenamento condiviso di Boxe, nelle stesse strade in cui Forza Nuova avrebbe voluto fare un presidio contro lo “spaccio della mafia nigeriana”. La risposta all’odio e alla pantomima dei fascisti è stata l’aggregazione, lo sport popolare.

In questo contesto, in questi due quartieri, è nata ufficialmente lo scorso 19 febbraio e si presenterà sabato 16 marzo l’Associazione Sportiva Dilettantistica Aurora Vanchiglia.
Il progetto nasce dall'idea di permettere a tutti, senza nessuna distinzione, di praticare lo sport definito per antonomasia il più bello di tutti: il calcio.
Nello statuto della neonata squadra è chiaro il desiderio di proporre una concezione di sport accessibile a tutti e libero da ogni violenza, discriminazione e umiliazione in base al genere, l'etnia e la classe sociale. I tre capi saldi della squadra saranno l’antifascismo, l’antirazzismo e l’antisessimo.
L’idea di fondare questa nuova squadra di calcio è nata dalla voglia di mettersi in gioco in prima persona per praticare un calcio sano, fuori dalle logiche del business. I ragazzi dell’Aurora Vanchiglia vogliono giocare uno sport che sia distante da quei modelli che già dai “primi calci” sono in mano ad affaristi e manager che lucrano sui piccoli calciatori. L’obiettivo della nuova squadra è quello di partire dal basso, dai quartieri che si vivono ogni giorno, creando una comunità che porti avanti valori e passioni sani. Il calcio è della gente e deve ritornare alla gente, gli spalti devono essere un luogo di aggregazione e un megafono di quei valori che sono l’humus della neonata realtà calcistica. La squadra partirà da settembre dal campionato amatoriale del CSI, proprio per non buttarsi a capofitto nelle “grinfie” e nei costi della federazione. L’obiettivo è quello pian piano di iscrivere la squadra nei campionati federali, per diventare una spina nel fianco all’interno del sistema calcio. L’idea è quella di crescere pian piano: squadra femminile di calcio e altre discipline, l’Aurora Vanchiglia ha l’ambizione di diventare una polisportiva, proprio per dare la possibilità a tutte e tutti di praticare lo sport che preferiscono.

Sabato 16 marzo la squadra di calcio verrà presentata nei locali dello “Spazio popolare Neruda” e dalla settimana successiva inizieranno gli allenamenti. Trovare un campo per allenarsi è stata un’impresa, non tanto per la mancanza di spazi, quanto per il costo degli impianti stessi; tramite il CSI si è riusciti a trovare un campo da gioco a prezzi modici ed i giocatori con una quota minima potranno allenarsi e prepararsi alla prossima stagione.

Una nuova squadra di calcio popolare si andrà quindi ad aggiungere all’esperienza della San Salvario, che già dal 2010 è attiva a Torino, ma più in generale a quel movimento che ormai è in crescita a livello nazionale. Partendo dai campi da gioco e dagli spalti siamo convinti che può prendere avvio il cambiamento anche della società e come redazione non possiamo che augurare il meglio alla nuova arrivata.

Lunga vita al calcio popolare!