Il TAS (Tribunale Arbitrale per lo Sport) di Losanna ha respinto il ricorso di Caster Semeneya, atleta sudafricana di atletica leggera, che ha sfidato la IAAF (Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera) dopo la recente modifica del regolamento.

Il 23 Aprile 2018 la IAAF, l'organizzazione mondiale che si occupa di atletica, ha cambiato il suo regolamento stabilendo un limite ai naturali livelli di testosterone delle atlete, con lo scopo di assicurare una leale concorrenza. Il regolamento si basa su un'affermazione della IAAF secondo cui più alti livelli di testosterone naturale forniscono alle atlete un vantaggio sleale rispetto alle coetanee e per questo devono essere regolamentati.

Al momento non c'è consenso scientifico che confermi questa dichiarazione. Non è la prima volta che Caster Semenya ha questo tipo di problemi con la IAAF: nell’agosto del 2009, dopo un risultato incredibile ai Mondiali di Berlino che la porta alla vittoria (1’55”45 negli 800 metri), l’atleta allora diciottenne viene sottoposta a un test per stabilirne il sesso. La questione si risolve solo un anno dopo, con il via libera da parte della stessa IAAF, che dopo un'invadente batteria di test fisici, psicologici e ginecologici, conferma il sesso femminile dell'atleta. La IAAF con le nuove modifiche al regolamento ha deciso che la soglia arbitraria di testosterone nelle donne atlete deve essere inferiore a 5 nmol/L (Nanomole per litro) perché secondo l'organizzazione ci sarebbe un chiaro vantaggio in termini di prestazioni nelle atlete con livelli superiori. L'unica opzione di una donna atleta con un alto livello di testosterone per continuare a gareggiare è quella di abbassarne il livello. In questo caso, subirà uno o più interventi non necessari dal punto di vista medico, per conformarsi al regolamento.

Caster Semeneya supera il livello di testosterone decretato dalla IAAF e se non si adegua ai suoi regolamenti non potrà più gareggiare in competizioni ufficiali. Probabilmente l'atleta soffre di un disordine della differenziazione sessuale (DSD). I DSD sono disturbi genetici che si realizzano nella fase embrionale e fetale dello sviluppo e causano un'alterazione dei livelli di testosterone nel feto. Il testosterone in questa fase dello sviluppo è responsabile della definizione sessuale durante la gravidanza. Perché un embrione geneticamente maschio, e quindi con cromosomi XY, si sviluppi come maschio anche fisicamente, è necessaria la presenza del testosterone, se questo non succede, il feto andrà verso lo sviluppo di un fenotipo femminile. Il genotipo è il corredo genetico di una persona, ciò che è scritto nel suo DNA e non è modificabile, il fenotipo invece è l'insieme dei caratteri fisici di un individuo, determinati sia dal patrimonio genetico sia dall'influenza dell'ambiente. Generalmente genotipo e fenotipo sono coincidenti, ma può succedere che non lo siano, quindi se un embrione ha un genotipo maschile XY, ma non riceve testosterone durante la gravidanza, si sviluppa come una femmina, indipendentemente dalla genetica. I soggetti che soffrono di disordini della differenziazione sessuale hanno il genotipo di un genere (maschile o femminile) e uno sviluppo del sesso opposto.

Caster Semeneya è una donna, è stata cresciuta come donna, ha i genitali di una donna, i documenti di una donna, ha semplicemente un livello più alto di testosterone rispetto alle altre atlete ( e non è certo l'unica). Le linee guida di tutta la comunità scientifica suggeriscono che per prima cosa deve essere considerato il benessere dell'individuo e si tutela, in questo caso, la crescita dell'individuo in base a come è stato allevato e a come si colloca nel suo contesto sociale e famigliare.

La IAAF impone invece a queste atlete di intervenire farmacologicamente per ridurre il loro naturale livello di testosterone, che può provocare effetti collaterali che riducono il benessere e sono di interesse medico. Quando il livello di testosterone viene diminuito farmacologicamente, gli effetti collaterali possono essere gravi per un atleta, come effetti diuretici che causano sete eccessiva, minzione e squilibri elettrolitici; interruzione del metabolismo dei carboidrati (come intolleranza al glucosio o resistenza all'insulina); mal di testa; fatica; nausea; vampate di calore; e tossicità epatica. Le atlete sottoposte a questo regolamento sono costrette ad un intervento medico assolutamente non necessario per il loro benessere fisico e psicologico, con conseguenze negative sulle loro prestazioni sportive,ovvero su tutta la loro vita dedicata allo sport e intervenendo su un aspetto fisico che non hanno scelto e che non possono modificare. Il tribunale si difende dicendo che anche se i regolamenti della IAAF sono “discriminatori”, “tale discriminazione è un mezzo necessario, ragionevole e proporzionato per raggiungere l’obiettivo della Iaaf di preservare l’integrità dell’atletica femminile”.

E' ragionevole costringere una donna a fare un intervento farmacologico assolutamente non necessario sul suo corpo, con conseguenze negative, per poter gareggiare, per poter fare quello per cui si è allenata con sudore e fatica per tutta la vita? E' proporzionato escludere un'atleta dalle competizioni se non accetta questo ricatto medico? Ma soprattutto una discriminazione può essere un mezzo necessario, ragionevole e proporzionato per raggiungere un qualsiasi obiettivo o forse dovremmo fermarci e trovare un'altra soluzione?

Per la cronaca il tempo maschile dell'ultimo classificato negli 800 metri dei Mondiali di Berlino in cui è iniziato il calvario di Caster Semenya è di 1’47”80, 7 secondi in meno di Caster. Questo dimostra che anche con un livello di testosterone secondo la IAAF troppo alto per gareggiare, Caster Semeneya ha risultati non paragonabili agli atleti maschi nelle stesse gare.

Caster Semeneya ha dichiarato che nessun regolamento la fermerà e che continuerà a correre, ma a che prezzo?