Un tripudio di bandiere sventolate dagli ultras delle principali squadre di calcio cilene ha riempito Plaza de la Dignidad venerdì, nell’ormai consueto appuntamento di piazza che si è dato il popolo cileno per protestare contro il sempre più odiato governo di Sebastian Piñera, giunto ormai al 6% di approvazione.

Già da diverse settimane il movimento ultras del paese andino aveva fatto sentire la sua voce, in tutti i sensi, facendo diventare virale negli stadi un coro contro il presidente Piñera, passato rapido come una “ola” di gradinata in gradinata per appoggiare l’estallido social, la rivolta, che da oltre tre mesi riempie le strade e le piazze delle principali città cilene di proteste.

È senz’altro questo il motivo per cui, martedì scorso, al termine dell’incontro tra Palestino e Colo Colo sono scoppiati dei tafferugli all’esterno dello stadio Monumental tra gli ultras del Colo Colo e i carabineros. Ad un certo punto, come sembra sia ormai divenuta una triste prassi, uno di quei grossi camion con gli idranti in dotazione ai carabineros che abbiamo imparato a conoscere bene in questi tre mesi di rivolta, ha investito Jorge Mora, di 37 anni, e chiamato El Neco, hincha del Colo Colo, una delle principali squadre della capitale. Il camion ha poi proseguito indisturbato la sua corsa, provvedendo anche a bagnare con l’idrante lo stesso giovane rimasto gravemente ferito a terra e impedendo anche il rapido arrivo dei soccorsi. Qualche ora dopo, Neco è morto in ospedale per le ferite causate dall’investimento.

La notte seguente, diverse centinaia di manifestanti, si sono radunati sotto il commissariato dei carabineros nella colonia Padre Hurtado, vicino al luogo dove avevano investito Jorge Mora. La protesta è continuata fino alle quattro di mattina, momento nel quale uno sparo proveniente proprio dal commissariato ha colpito alla testa Ariel Moreno, un giovane tifoso, anche lui tifoso del Colo Colo. Trasportato d’urgenza in ospedale, Ariel è morto nella notte tra venerdì e sabato.

E proprio venerdì è stata la giornata della protesta ultras contro il governo di Piñera e per chiedere giustizia per Jorge e Ariel. In mattinata si sono verificati scontri al funerale di Jorge Mora, quando i carabineros sono intervenuti per bloccare l’ingresso alla celebrazione funebre di centinaia di persone. Nel pomeriggio poi, durante l’incontro di Primera Division tra Coquimbo e Audax, i tifosi locali hanno occupato il campo di gioco nell’intervallo e, srotolando uno striscione che recitava “calles con sangre, cancha sin fútbol” (strade con sangue, campi senza calcio), hanno costretto l’arbitro a sospendere e a rinviare la partita. 

 


Verso sera, i principali gruppi ultras della capitale, si sono radunati in Plaza de la Dignidad. Con lo slogan sin justicia no hay futbol infatti è partito un tam tam social per costruire una manifestazione unitaria per chiedere giustizia per i due giovani assassinati dai carabineros e per unirsi alla richiesta di rinuncia per il presidente Piñera. Per ore gli ultras, attivisti e società civile hanno manifestato insieme e occupato la piazza divenuta il simbolo della dignità di un popolo. Solo verso sera, dopo ore nelle quali la Primera Linea aveva respinto ogni tentativo di repressione, i carabineros sono riusciti a entrare in piazza e a disperdere la folla dopo una battaglia campale che è durata tutta la notte, con il solito lancio di acqua e agenti chimici dagli idranti e gas lacrimogeni.

Si è conclusa così un’altra settimana di rivolta, con un saldo drammatico di due persone assassinate nell’impunità dallo stato, ancora decine di feriti e arresti arbitrari e una repressione che nemmeno i moniti della CIDH (la Comisión Interamericana de Derechos Humanos) sembra riuscire ad arrestare. Ma inarrestabile è anche questa rivolta che ha coinvolto tantissimi settori della società cilena e che promette di non fermarsi fino a quando il “dittatore” non sarà costretto alla ritirata.