Riprendiamo la rubrica Same Sport Same Rights con una storia potente, politica, sociale e di sport. Le donne che hanno cambiato la storia dello sport non possono essere dimenticate.

Oggi parliamo di Vera Caslavska, la sportiva cecoslovacca più decorata della storia.

Con 7 ori e 4 argenti olimpici è anche la ginnasta con più titoli olimpici a livello individuale. Conquista inoltre 4 ori, 5 argenti e 1 bronzo ai Campionati del mondo e 11 ori, 1 argento e 1 bronzo ai Campionati europei.

E' l'unica ginnasta della storia, sia maschile che femminile, ad aver vinto l'oro olimpico in ogni specialità individuale.

Vera Caslavska nasce a Praga il 3 Maggio del 1942, nel pieno del secondo conflitto mondiale. Inizia a praticare sport molto giovane come pattinatrice di figura, ma ben presto scopre il suo amore e il suo talento per la ginnastica. Nel 1958, a 16 anni, debutta ai Campionati mondiali di ginnastica artistica a Mosca.

In quegli anni la carriera di una ginnasta era più lunga e non iniziava molto presto come succede ora.

La carriera sportiva di Vera inizia realmente quando compie 18 anni e partecipa ai giochi Olimpici di Roma, vincendo un argento nel Concorso Generale a squadre, alle spalle delle imbattibili ginnaste sovietiche.

Il suo talento non passa inosservato e i tecnici cecoslovacchi puntano su di lei, con allenamenti molto duri, per prepararla per i Giochi Olimpici di Tokio del 1964.

A Tokio la sua grande tecnica, la sua coordinazione e la sua interpretazione di tutti gli esercizi le permettono di conquistare da sola, le stesse medaglie di tutte le sue più grandi rivali sovietiche messe insieme. Vince 3 medaglie d'oro: nel concorso generale individuale, nel volteggio e alla trave e un argento nel concorso a squadre.

Agli europei del 1967 riesce in un'impresa ancora più grande lasciando i giudici impreparati di fronte alla sua perfezione: devono usare il cartello con scritto 1.00 per poterle dare 10, votazione mai prevista prima per la ginnastica artistica.

Ora Vera Caslavska è conosciuta in tutto il mondo come grande ginnasta e diventa un simbolo per la sua nazione, la Cecoslovacchia.

Vera decide di schierarsi anche politicamente, firmando il Manifesto delle 2000 parole, pubblicato nel giugno del 1968 dallo scrittore Ludvìk Vaculìk, un testo fortemente critico nei confronti del passato del Partito Comunista cecoslovacco e una speranza per il cambiamento.

In quell'anno inizia e finisce con i carri armati sovietici per le strade della città, la primavera di Praga, il tentativo del riformista slovacco Alexander Dubcek di liberare la Cecoslovacchia dal controllo dell'Unione Sovietica. Le riforme della Primavera di Praga sono state un tentativo da parte di Dubcek di concedere nuovi diritti ai cittadini, allentando anche le restrizioni presenti sulla libertà di stampa e di movimento.

Vera si schiera pubblicamente a favore di Dubcek e quando l'Unione Sovietica invade la Cecoslovacchia è costretta a nascondersi nelle campagne della Moravia. Le viene tolta la possibilità di allenarsi insieme alle altre ginnaste e anche la sua partecipazione ai Giochi Olimpici di Città del Messico è in forse.

Vera non si arrende e continua i suoi allenamenti anche senza una palestra, sollevando sacchi di patate e usando i pochi mezzi a disposizione. «Rimasi completamente isolata per tre settimane, ma continuai ad allenarmi», racconta nel 1990 al Los Angeles Times. «Le ginnaste sovietiche erano già in Messico per adattarsi all’altitudine e al clima, mentre io mi appendevo agli alberi, mi esercitavo nel corpo libero sul prato davanti al mio cottage e mi facevo venire i calli alle mani spalando carbone».

Vera riesce a partire per il Messico per partecipare alle Olimpiadi e nel 2014 dichiara «Andammo in Messico determinati a sputare sangue per battere gli atleti che rappresentavano gli invasori».

Vera è determinata e vince 3 ori, nel concorso individuale, nel volteggio e nelle parallele. Vince un argento molto contestato alla trave dietro la russa Kuchinskaya, anche se per molti avrebbe meritato un altro oro.

Il momento cruciale di questa sua incredibile esperienza messicana arriva al corpo libero: dopo le esibizioni Vera sembra nettamente la vincitrice ma, probabilmente a causa delle pressioni del membro russo, la giuria prende una decisione senza precedenti. Viene aumentato il punteggio di qualificazione della ginnasta russa Larik, che in questo modo avanza di posizione e arriva a vincere l'oro a parimerito con Vera.

E' in questa occasione che Vera compie un gesto che segnerà per sempre la sua vita come donna e come sportiva: sul podio, fianco a fianco con l'atleta russa, quando parte l'inno nazionale sovietico, abbassa la testa e rifiuta di guardare la bandiera che rappresenta l'invasione del suo paese.

«Dalla prima nota dell'inno sovietico, l'inno di un paese il cui esercito occupava la nostra terra, ho inconsciamente abbassato la testa. E' stato un gesto spontaneo, venuto dal profondo del mio cuore, della mia anima.»

 

 

 

Lei ancora non lo sa, ma la sua carriera da quel momento è finita. Tornata in Cecoslovacchia viene messa sotto indagine, con altri atleti del suo team per "influenze scorrette" e le viene chiesto di togliere pubblicamente la sua firma dal Manifesto delle 2000 parole di Vaculìk. Vera non accetta e la Cecoslovacchia la bandisce dalle competizioni sportive e le nega l'impiego come allenatrice.

Vera dichiarerà anni dopo «Se avessi rinnegato quel manifesto e quella speranza, la gente che credeva nella libertà avrebbe perduto fiducia e coraggio. Volevo che conservassero almeno la speranza».

Solo dopo la caduta del muro di Berlino le viene riconosciuto il ruolo che merita all'interno del mondo sportivo. Diventa presidentessa del Comitato Olimpico, Cecoslovacco prima e Ceco poi, e membro del Comitato Olimpico Internazionale.

Muore nel 2016 per un tumore al pancreas, dopo un'intera vita dedicata alla lotta per la libertà.