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di Teo Molin Fop (foto tratte da Mountain Wilderness)

Mancano poco meno di due settimane all'inizio dei mondiali di sci alpino a Cortina d'Ampezzo. Non sarà questa una guida tecnica ai favoriti per la vittoria dei 13 titoli iridati di discesa, super G, gigante, slalom, combinata alpina e, per la prima volta, di parallelo individuale. Si sa già invece chi perderà: l'ambiente dolomitico ampezzano.

“Cortina 2021”, come tutti gli altri grandi eventi sportivi, possiede tutte le caratteristiche di una grande opera: importanti investimenti pubblici a vantaggio di grandi profitti per pochi; colate di cemento ed asfalto; costruzione di nuovi impianti sportivi e di impattanti infrastrutture funzionali.

 

 

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Già il fatto che Cortina fosse stata l'unica candidata in lizza per l'assegnazione di questi mondiali è un segnale evidente dell'insostenibilità di queste manifestazioni, soprattutto poi se ospitate in delicati ecosistemi.

Non è un caso, quindi che il comitato promotore di “Cortina 2021” ha costruito già dal 2016 tutta una retorica “green” con la sottoscrizione della “Carta di Cortina” per sancire la sostenibilità ambientale e dell'impatto zero dell'evento.

A detta della "Fondazione Cortina 2021", l'organizzazione dei mondiali è basata sulle pratiche fondamentali dell'economia circolare, il riciclo dei materiali e il “carbon management”. Gli obiettivi enunciati sono: 60% di acquisti fatti con criteri green; 60% dei prodotti certificati bio e fair trade; 70% di raccolta differenziata e 100% di emissioni di C02 compensate attraverso progetti di agricoltura e afforestazione.

E' in poche parole la logica capitalistica dei crediti di carbonio applicata agli eventi sportivi: se per i lavori dei mondiali taglio un albero a Cortina, ma ne ripianto uno nuovo da un'altra parte, il mio impatto è zero. In questo modo si può disboscare un'area totale di 250.000 metri quadrati sulle Tofane, Rumerlo e sulle Dolomiti ampezzane, “compensandoli” con il sostegno da parte della “Fondazione Cortina 2021” di un un progetto di allevamento del pesce con tecniche tradizionali, che comporta l’assorbimento di CO2 nei fondali marini in Val Dogà all'interno della Laguna di Venezia. Non si tiene assolutamente conto però dell'impatto paesaggistico, sociale ed ambientale, che subisce e subirà il territorio montano, patrimonio Unesco dell'umanità.

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Come hanno ben documentato e denunciato alcune associazioni ambientaliste, tra cui Mountain Wilderness, Italia Nostra, Club Alpino Italiano e alcuni comitati territoriali, i cantieri di costruzione delle nuove piste “La Vertigine”,“Lacedelli” o di allargamento delle piste storiche (come ad esempio Drusciè A e B) hanno devastato ampie porzioni di boschi di abeti, larici secolari e pini cirmoli. Sono state allargate pre-esistenti strade forestali, create barriere di cemento a protezione di nuove strade. E' stata devastata l'area di Rumerlo per ricavare parcheggi e anfiteatri con la funzione di tribune d'arrivo. Oltre al danno, ci sarà pure la beffa, infatti queste tribune rimarranno vuote, visto che i mondiali si disputeranno senza pubblico a causa delle normative anti-covid.

La costruzione degli impianti sportivi ha comportato quindi anche la creazione delle relative infrastrutture funzionali come il potenziamento dei sistemi di innevamento artificiale.

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Per quanto riguarda invece i collegamenti, progettare decine di chilometri di cabinovie e seggiovie per collegare Cortina alla Val Badia passando per il Passo Falzarego, e poi anche il Civetta e la Marmolada viene presentato come un progetto di “mobilità alternativa” per ridurre da parte della popolazione locale l'utilizzo dell'automobile, come se gli abitanti delle "terre alte" prendessero l'economica cabinovia per andare a fare la spesa.

Al di là quindi della falsa retorica di sostenibilità ambientale, “Cortina 2021” continua a perpetuare l'anacronistica ricetta basata su cemento ed impianti sciistici di risalita per contrastare lo spopolamento delle aree montane e rilanciare l'economia locale. E' lo stesso modello del turismo di massa delle grandi navi senza nessun rispetto del territorio con l'unica differenza che i ristoranti e le attrazioni ricettive sono in alta quota, invece di galleggiare su una nave da crociera.

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Di fronte ai cambiamenti climatici e alla fragilità di questi ambienti, il rispetto e la messa in sicurezza della montagna vanno rimessi al centro, uscendo dalla monocoltura degli impianti di risalita. Vanno fatte scelte coraggiose per salvare le Dolomiti, perchè questi mondiali di sci sono solo l'antipasto di quello che saranno le Olimpiadi invernali di Cortina 2026, visto che la stessa “Fondazione Cortina 2021” scrive sul proprio sito che Cortina 2021 “è un evento di portata mondiale che vuole lasciare dietro di sé un’impronta positiva e vuole diventare un modello di riferimento per i prossimi grandi eventi invernali.

Se questo è il modello, siamo proprio messi bene....

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