I giocatori di Padova e Pescara con la t-shrit in ricordo di Morosini

Che sia con le parole o con il gioco, Zeman riesce sempre a mettere a nudo i limiti del nostro calcio. E' accaduto anche oggi, e ve lo voglio raccontare.

Ma cominciamo dall'inizio.

 

Applausi. Sulle note di "Una vita da mediano" di Luciano Ligabue parte uno scrosciare di mani che coinvolge tutto lo stadio di Padova. Sullo schermo posizionato dietro la curva appare un'immagine inequivocabile, quella di Piermario Morosini. Ha giocato mezza stagione anche a Padova.Lo si ricorda in tutti i campi, questo week end. Giocatori e terna arbitrale indossano una t-shirt con l'immagine del giocatore scomparso settimana scorsa, proprio durante l'incontro con il Pescara. Per ironia della sorte è la squadra che oggi all'Euganeo (lo stadio più brutto del mondo n.d.r.) è ospite del Calcio Padova.

Perché siamo qui? Perché dopo una settimana come questa, quasi surreale per il calcio italiano, tutto riprende senza che ci sia stata una vera e propria seria riflessione su cosa è, e cosa rappresenta, il calcio oggi. E io voglio vedere l'effetto che fa.

 

ll Pescara è la squadra di Zdenek Zeman. Mister 4-3-3, ma anche l'uomo che ha messo in discussione, da dentro, il sistema calcio. E lo ha pagato, infatti.

Questa è stata anche la settimana della scomparsa di Carlo Petrini, ma su questo ci torniamo dopo. Restiamo sulla serata. Il pubblico in silenzio ricorda Morosini. Finito il minuto la curva intona un "Morosini alè", e subito dopo si riprende come ci si era lasciati. Insulti al Torino, per la questione legata alla partita persa a tavolino per lo spegnimento delle luci (anche su questo ci torniamo dopo..), altri cori più o meno di questo tenore.

La domanda sorge spontanea. Ma se dopo una settimana in cui si è fermato il calcio italiano, dove il funerale di un giocatore come tanti è diventato in parte un modo per per fare sì che un mondo, quello del calcio, si ripulisca la coscienza, si rifaccia un'immagine, con un funerale che è diventato un grande e discutibile evento mediatico, mi chiedo ancora di più cosa debba accadere per assistere finalmente a un cambiamento vero.

 

Poi vedi giocare il Pescara come nessuno da noi fa. Undici ragazzini che per la prima mezz'ora hanno offerto uno spettacolo incredibile. Sei o sette occasioni limpidissime che solo grazie alle strepitose (credetemi, di partite ne ho viste tante..) del portiere Perin la porta dei padroni di casa rimane immacolata. Lo spettacolo che offre il Pescara è bellissimo da vedere. Le squadre di Zeman, si sa, fanno un gioco spettacolare. Un gioco che coinvolge tutti gli undici, che è fatto di continui tagli e verticalizzazioni, di passaggi precisi e continue conclusioni a rete. Spettacolo. Di quelli che sui campi di serie B se ne vedono raramente. E anche in A, mi verrebbe da dire. Il pubblico? Quello che ha applaudito Morosini e ricordato in silenzio? Furioso per la prestazione della propria squadra. Ma come si fa a non applaudire giocate come quelle dei ragazzi di Zeman?

Il risultato è solo un dettaglio, (0 – 6, come il prefisso di Roma..) quando si gioca così. E sono pochissime le squadre che propongono trame così spettacolari. E scordatevi anche il luogo comune che questo sia un tipo di gioco per palati fini. Certo è di una straordinaria difficoltà svilupparlo in campo, ma è così bello da vedere che anche un extraterrestre appena sbarcato sulla Terra, pur non capendo, apprezzerebbe. Ed è altresì evidente che chi è in campo, si diverte. E non poco. Ma anche stando fuori è una pacchia. Come assistere a un concerto di Keth Jarret se si è appassionati di jazz..

 

Cosa dire della partita che non potete avere appreso da altre fonti?! Nulla se non che di giocatori come Insigne, Immobile e soprattutto di Cascione e Veratti si sentirà parlare, ne sono certo, tantissimo. E per fortuna che non ci sono centrocampisti giovani in Italia.. Si lo so, è serie B, ma non credo di sbagliarmi..

La partita finisce e per fortuna oltre ai fischi (eufemismo) per i padroni di casa ci sono anche gli applausi per gli ospiti. Per fortuna.

Molti si staranno chiedendo dove voglio arrivare, ne sono certo. Ci arrivo, infatti, ma non potevo non contestualizzare, prima.

Nella giornata della ripresa dei campionati dopo il lutto e la contrizione, cosa accade? Ultras inferociti che blocano uscite degli spogliatoi, sala stampa bollente per la scoppola ricevuta. Non un accenno a cosa siano stati questi giorni, e se abbia senso, dopo una settimana come questa, drammatizzare così una partita di football.

 

Durante la conferenza dei due allenatori, dopo avere ascoltato critiche e rimbrotti verso Dal Canto, e complimenti a Zeman per la partita, sempre conditi da critiche verso il tecnico sconfitto, mi viene spontaneo fare ad entrambi la stessa domanda. “Che senso ha (virgoletto me stesso, per semplificare) dopo una settimana così riprendere tutto come l'avevamo lasciato? E poi, come si fa a parlare di salute dei calciatori quando si pretende che sempre, per tutti i dieci mesi di attività, si giochi al massimo? Poi è chiaro che vengono certe tentazioni non proprio salutari. Avere un calo è normale, anche voi lo avete avuto.”

 

Risposta di Zeman: “Noi un calo non ce lo abbiamo avuto, secondo me. Ci sono successe cose strane, ci è mancato Mancio (Mancini, suo collaboratore morto di infarto) e l'abbiamo accusato. Poi c'è stata quella con il Livorno.. Ma non si può sempre vincere, certo. Per quanto riguarda l'altro discorso (farmaci n.d.r.), io la penserò sempre allo stesso modo”.

 

Dal Canto: “Tu hai ragione, ma questo è un lavoro, e checchè se ne dica, noi siamo qui per fare determinate cose. Prestazioni e risultati. E' questo che ci viene chiesto e questo dobbiamo dare. La vita va avanti, e come vedi, si fa in fretta a voltare pagina”.

 

Già. Si fa in fretta. Molto in fretta. E intanto fuori lo stadio cariche e lacrimogeni contro ultras inferociti. E dire che un agente Digos aveva appena detto che oggi non sarebbe accaduto nulla, perchè il calcio è in lutto..

 

Ancora una volta, ci voleva Zeman per mettere a nudo il Re. Per mostrare i limiti di questo mondo. E questa volta lo ha fatto nel modo a lui più congeniale. Dando spettacolo in campo. Sono bastati sei goal e tutto è tornato come lo avevamo lasciato.

 

Forse ha, purtroppo aveva, ragione Carlo. Carlo Petrini. Non cambierà mai nulla.

 

Consentitemi però di concludere con una nota che oserei dire, quasi folkloristica, e che potrebbe sembrare fuori contesto. Ricordate l'elettricista Osvaldo Mazza, che in questi anni è stato a dire poco ben retribuito per i suoi servizi resi per il comune? Non sarà più lui a occuparsi della manutenzione e funzionamento dell'impianto elettrico all'Euganeo. E ci verrebbe da chiedere ai titolari del municipio se la versione che avevano dato sull'onda delle polemiche dovute al black out sia stata veritiera. Vista questa decisione, verrebbe da pensare di no.