Lo scorso sabato, gli occhi degli appassionati di calcio erano puntati sul Santiago Bernabeu, dove andava in scena il “clasico” tra Real Madrid e Barcellona, ma anche in Slovenia si giocava un match tra due squadre importanti del massimo campionato del paese, ovvero la sfida giocata tra Olimpija Ljubljana e Maribor. Il match è stato giocato in un’atmosfera elettrica dato la partita era stata rimandata di qualche settimana fino allo scorso sabato per il fatto che le forze di polizia erano state impiegate fino ad allora per occuparsi degli ingenti flussi di migranti provenienti dalla Siria, e non potevano essere coinvolte nella gestione di sorveglianza della partita di calcio.

 

Nella curva dei tifosi dell’Olimpia Liubliana, tra le bandiere ed i simboli fascisti, sono apparsi degli striscioni contenenti la frase: “La cosa più preziosa che può esserci levata via è la nostra nazione. Se non combattiamo per essa, ci verrà tolta. Stop ai migranti!”. Solitamente si è discusso negli anni passati, ed anche in periodi molto recenti, della tendenza di destra di alcune curve dell’europa post – sovietica (basti pensare ai casi di razzismo in Russia o Ucraina), ma i fenomeni di razzismo che si stanno incrementando negli ultimi periodi negli stadi dell’est europa sono legati ad una contingenza specifica, dinamica da porre sotto la lente di ingrandimento perché termometro di tendenze che vanno ben oltre il rettangolo dei campi da gioco. Abbiamo visto infatti che alcuni paesi della penisola balcanica sono stati interessati dai flussi migratori determinati dalla drammatica situazione della Siria devastata dalla guerra, come ad esempio l’Ungheria, ma anche Croazia, Slovenia, Macedonia. Reazioni collettive isteriche di razzismo e xenofobia si sono tradotte per esempio in Polonia con la vittoria del partito nazionalista di destra PiS (Prawo i Sprawiedliwość, Legge e Giustizia), guidato da Jaroslaw Kaczynski, fatto di una retorica nazionalista, islamofoba ed anti – rifugiati. Tutti elementi che purtroppo si sono potuti osservare in questi mesi in alcune curve di tifoserie polacche. Una delle immagini più eloquenti in questo senso si è vista ad inizio novembre in Polonia: prima divisione Polacca, durante il match tra Slansk Wroclaw e Lech Poznan il 31 ottobre nello stadio di Breslavia i tifosi di casa hanno esposto un grande striscione con un cavaliere crociato con scudo e spada su una cartina dell'Europa, che mostra le sue armi nei confronti di barche con rifugiati neri al loro interno. Sotto lo striscione si legge: "In Europa si sta diffondendo la piaga dell'Islamismo, difendiamo il cristianesimo".

 

A riprova di questa tendenza sciovinista diffusa nelle curve polacche e non solo, a settembre i tifosi del Lech Poznan all’esterno del loro stadio esponevano lo striscione con su scritto “Stop all’islamizzazione”.

 

Ritornando nei balcani, sempre nello scorso mese di settembre i tifosi della squadra croata di Fiume, denominati “Armada Rijeka”, esponevano nel loro stadio uno striscione con su scritto “Polizia alle froniere, no negli stadi”.

 

In Macedonia, (altro paese insieme alla Slovenia e la Croazia interessato dai flussi migratori provenienti dalla Siria) i tifosi della città di Bitola, centro macedone importante, esponevano nel mese di settembre lo striscione con su scritto “Refugees not welcome”.