Colin Kaepernick ha continuato anche nel mese di ottobre la sua protesta contro il razzismo negli States, stando in ginocchio durante l’esecuzione dell’inno degli Stati Uniti d’America, “The Star - Splanged Banner”. 

Il quarterback dei San Francisco 49ers ha fatto parlare molto di sé da quando ha iniziato la sua protesta a fine agosto, e per lui non sono stati solo applausi. Lo scorso 16 ottobre ad esempio, durante il match contro i Buffalo Bills, al di fuori dello stadio dove si è svolta la partita sono state messe in vendita magliette denigratorie ed offensive contro di lui (su una di queste la scritta: “Kaepernick, disgrazia d’america”, oppure “Stai zitto e stai in piedi!”). C’era chi ha gridato “USA – USA”, durante l’esecuzione dell’inno, ma anche chi in solidarietà con Kaepernick, si è messo in ginocchio; Kaepernick va avanti nella sua protesta, postando dal suo profilo twitter post su Frantz Fanon, le squadre amatoriali e professioniste che come lui hanno ingaggiato la protesta standosene in ginocchio durante l’inno, articoli contro le violenze della polizia, Assata Shakur, i virgolettati di Jhon Carlos ed indossando magliette con Muhammad Ali o le Pantere Nere. Lo scorso 22 ottobre, nella gara di pre season della NBA tra i Miami Heat ed i Philadelphia 76ers, la cantante nera a cui spettava l’esecuzione canora dell’inno americano ha deciso di stare in ginocchio durante la sua esibizione, mostrando una maglietta dove era scritto “Black Lives Matter”, il nome del movimento americano che da qualche anno si sta mobilitando contro le ingiustizie e l’odio razziale negli States. La protesta dunque si è diffusa un po’ in tutta America, ed a volte c’è anche chi ne paga il prezzo: in Texas a metà ottobre una squadra di football americana di ragazzini di 12 anni,i Beaumont Bulls Football, si sono visti negare la possibilità di giocare il loro campionato per aver scelto di protestare liberamente in ginocchio durante l’esecuzione dell’inno americano prima di disputare il loro match. Al comitato esecutivo della squadra non è andata giù la protesta, e così ha negato la possibilità di disputare l’intera stagione ai ragazzi.