Farina premiato da Blatter

Qualche settimana fa mi sono trovato a pochi passi da Farina, il giocatore del Gubbio di cui tanto si è parlato a inizio anno. Ricordate? E' quello che ha rifiutato di vendersi una partita della sua squadra, un match di Coppa Italia. E ha denunciato il fatto alla giustizia sportiva.

L'ho incontrato tra il primo e il secondo tempo della partita tra il Padova e la squadra umbra. Non so perché, ma non mi sono avvicinato come probabilmente avrei dovuto, ma gli ho solo sorriso. Sì perché, cosa che solitamente capita a me in quelle circostanze, non ero io il pesce fuor d'acqua. Almeno questa l'impressione che ho avuto io e chi era con me. Un amico giornalista con il quale ho cominciato anni fa ad appassionarmi alla vicenda delle scommesse.

 

Farina è “l'esempio da dare ai più giovani”, quello a cui ora “bisogna stare vicino”, parola di Cesare Prandelli, che dal canto suo lo ha pure invitato a uno stage della nazionale. Ospite anche della FIFA a Montecarlo per la consegna del Pallone d'Oro. Morale della favola? Il giocatore del Gubbio, che lotta per salvarsi, non gioca più. Ma proprio mai. E qualcuno si è chiesto perché? Io non voglio pensare male, magari è davvero scarso e non merita di giocare. Ma allora uno non fa il capitano per anni.. Comunque, a parte il Gubbio, alzi la mano chi si è occupato di stare vicino a questo ragazzo. Il calcio no di certo. Potrei giurarci.
Non sono solito scrivere basandomi su sensazioni. Magari mi sbaglio e Farina è felice e contento e il mondo del calcio gli è grato e solidale. Ma appunto, il mio quinto senso e mezzo (cit.) mi spinge a dire che questa sia la versione meno credibile.

E quindi ecco spiegato perché a commentare dal ritiro della Nazionale ci troviamo Beppe Dossena, di cui sappiamo bene cosa ha detto Carlo Petrini nei suoi libri e nella docu – intervista da noi realizzata. Ex calciatore solo sfiorato dagli scandali. Fortunato, ci verrebbe da dire. E poi chiaramente diretta di Rai Sport della dichiarazione di A. Agnelli e A. Conte resa di fronte alla stampa. Non fatevi ingannare dalle immagini, se le avete viste. E' in sala stampa, ma non è una conferenza stampa. Le domande non sono ammesse.

Poi Preziosi intercettato all'assemblea della Lega che appare sconvolto e giura sulla assoluta estraneità dei suoi. Cosa che poi fanno anche altri, a dire il vero.

Mi imbatto in alcuni servizi, su telegiornali nazionali, che mostrano come anche negli altri Paesi sono accadute cose simili, e, udite udite, addirittura si mostra come caso internazionale clamoroso il “biscotto” tra Danimarca e Svezia che estromise l'Italia dagli Europei del Portogallo. E lo mettono alla pari di Argentina Perù del 1978. Addirittura, verrebbe da dire. Vi risparmio la lezione di storia, Quiroga e il resto. Ma in Argentina moriva e spariva gente. Qualcosa di più serio ciò che stava dietro a quella partita. Ma questo, per dimostrare cosa? Che tutto il mondo è Paese?

Infine questa sera sui canali sportivi in chiaro è, come ovvio, cominciata l'azione di distruzione della figura di Carobbio, il giocatore del Siena che avrebbe tirato in mezzo Conte nella sua deposizione a Palazzi. Parliamo quindi di giustizia sportiva, non penale. Questa si nutre del lavoro di Palazzi in procura federale, in questo caso. E non il contrario. Per questo l'avviso di garanzia e non qualcosa di peggio. C'è grande collaborazione, si dice, tra la procura di Cremona e quella federale.

Carobbio è il pentito, ormai. Quindi l'infame. Questo è il quadro che esce ascoltando certe trasmissioni, che ovviamente lo bollano pure per poco affidabile. E non si sa su che base, naturalmente.

Concludo. Non credo che devo stare qui ancora una volta a sottolineare il fatto che pentitismo, carcerazione e giustizia sommaria sono cose a me lontane.

Ma mi è ancora più distante, troppo di più, questo fare sensazionalismo colpendo i facili bersagli e facendo scudo invece su quelli che vanno difesi a tutti i costi, perché i pilastri di un certo sistema di cui sembra non si possa fare a meno.