E' ormai da troppo tempo che nel nostro paese si discute sulla cittadinanza da conferire ai bambini nati da genitori stranieri su suolo italiano. Il dibattito aperto è  sul cosiddetto "ius sanguinis" (diritto di cittadinanza per sangue) e "ius soli" (diritto di cittadinanza in base al Paese di nascita). Un discorso ampio e molto delicato, affrontato con modalità diverse dai diversi Paesi del mondo. Storicamente, mentre nel Regno Unito e in Irlanda era originariamente applicato lo ius soli, il resto dell’Europa viene tra una tradizione di ius sanguinis, per motivi legati sia alla tradizione giuridica del diritto civile che all’esperienza prevalente di emigrazione. Dagli anni Settanta, si sta assistendo però a una generale revisione delle norme, con la sempre più diffusa applicazione di regimi misti che accostano allo ius sanguinis elementi di ius soli.

In italia invece come funziona? 

L'Italia è uno dei Paesi con le regole più severe per acquistare la cittadinanza: non importa se sei nato in Italia, si diventa cittadini solo se si hanno genitori italiani. Non importa l'aver imparato la lingua del paese di nascita e con essa aver fatto proprio il patrimonio culturale che lo identifica. Non importa aver frequentato scuole, aver avviato la propria rete di relazioni sociali, sposato stili di vita e soprattutto aver costruito dei progetti. Al compimento del diciottesimo anno di età si acquisisce il diritto  di permanenza sul territorio nazionale dimostrando di avere i requisiti e di mantenerli nel tempo. 

Noi crediamo che acquisire il diritto di cittadinanza nel paese dove si nasce è una conseguenza naturale. La Costituzione italiana all’articolo 3 dice: ”Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, di opinione politica e di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di origine economica e sociale che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica e sociale del paese”.

Anche l’Unione europea ha sollecitato gli stati membri a facilitare  l’acquisizione della cittadinanza ai minori nati e domiciliati legalmente e abitualmente sul territorio e i dati che l’Anci ha raccolto non le danno torto, se pensiamo che di 756 mila stranieri iscritti nelle scuole italiane più della metà è nata in Italia, si sente italiana e non conosce il suo paese di origine.

Qual è la situazione nei tesseramenti FIGC dei bambini considerati stranieri nonostante siano nati in Italia? 

Per rispondere a questa domanda elenchiamo innanzitutto  i documenti che un bambino italiano deve presentare al momento dell'iscrizione:

-certificato plurimo per uso sportivo (stato di famiglia e residenza)

Mentre la situazione cambia notevolmente per un bambino extracomunitario:

-Dichiarazione in cui venga indicato se il calciatore è stato mai tesserato all'estero e firmata dal giocatore e dai genitori;

-certificato d'istruzione presso l'istituto scolastico;

-certificato di nascita (rilasciato dal comune di residenza) se nato in Italia o documento equipollente che comprovi la data di nascita;

-fotocopia di un documento di identità del calciatore e dei genitori (passaporto o documento equipollente);

-certificato contestuale residenza e stato di famiglia rilasciato dal comune di residenza;

-permesso di soggiorno del giocatore e dei genitori. Nel caso di permesso di soggiorno scaduto presentare copia del vecchio e la richiesta di rinnovo (cedolini).

Per i comunitari valgono gli stessi documenti meno il permesso di soggiorno. 

La situazione nella nostra scuola calcio Ancona Respect

Una scuola calcio che si rispetti deve dare l'opportunità al bambino di inserirsi, dandogli il tempo necessario per ambientarsi. Noi stimiamo il tempo di quindici giorni, ovvero quattro allenamenti in tutto. Nello stesso momento la scuola dell'obbligo inizia a metà settembre per cui considerando che il primo campionato autunnale inizia i primi di ottobre, si evince che non ci sono materialmente i tempi per mettere insieme tutti i documenti che la Federazione richiede. Una volta raccolti vengono consegnati alla FIGC locale, che a differenza dei bambini italiani, invia la pratica a Roma che non la chiude prima di 21 giorni. Alla fine di tutto questo paradossale iter burocratico riusciamo a ottenere i tesserini tra metà e fine novembre. Ciò significa che ai bambini extracomunitari anche sottostando al regolamento comunque hanno precluso il campionato autunnale. Come spiegare a un bambino di otto anni che lui non può essere convocato per le partite a differenza degli altri suoi coetanei, amici di banco? Non è questa una discriminazione?

Crediamo che lo sport, al contrario, debba garantire a tutte e tutti la partecipazione e la possibilità di potersi esprimere. La pratica sportiva è esperienza di conoscenza di sè e degli altri, è pratica di democrazia! Per questo è necessario ripartire da qui: affermare il diritto di cittadinanza nello sport. Un primo e fondamentale passo per estenderla e generalizzarla.  Come è avvenuto nella precedente campagna nazionale Gioco Anch'io che ha portato l'abrogazione dell'art. 40 comma 11 e 11bis del regolamento Figc, siamo convinti che sia possibile modificare anche il regolamento di accesso per i bambini/ragazzi nati in italia da genitori stranieri. 

Scuola calcio Ancona Respect