Simpatizzanti , supporter ed atleti provenienti dai più disparati angoli di mondo. Ognuno a raccontare la propria storia tramite la pratica della propria disciplina sportiva. Ci sono i bimbi ed i ragazzi del Quadrato Meticcio. Ci sono i cestisti dei Crabs e dei Kumag's, ci sono i combattenti della Nak Muay Padova. Ma pure gli arbitri della Uisp , i Writers e i loro pezzi, Andy e Linch a costruire con i dischi e con gli scratch , la piacevole atmosfera che si respira alla palestra Ilaria Alpi di via Lucca.

E' stato un successo la giornata della cittadinanza sportiva e non solo perché il sole proprio oggi è tornato a picchiare forte dopo giorni di nuvole e di piogge , ma perché è andato in scena lo spettacolo che recita un altro modo possibile di concepire e praticare lo sport. E' questo il senso dell'iniziativa organizzata dalla polisportiva san Precario in collaborazione con Uisp Padova ed in concomitanza con l'approdo alla camera di una proposta di legge sul tema della cittadinanza sportiva.

 


La questione della cittadinanza in Italia
L'Italia è una fra le nazioni europee con le norme più severe in materia di cittadinanza. Il principio ispiratore è quello dello jus sangunis come per quasi tutti i paesi UE. E' cittadino Italiano solo chi nasce da genitori italiani. Il problema è che le eccezioni previste al vincolo di sangue sono assai più restrittive rispetto ai sistemi misti o ammorbiditi vigenti ad esempio in Germana e in Gran Bretagna .In soldoni acquisisce la cittadinanza chi nasce sul suolo italiano da genitori italiani, ignoti o apolidi. Ciò significa che il figlio di genitori stranieri , anche se nato e cresciuto in Italia , potrà sperare di divenire cittadino italiano non prima del diciottesimo anno di età a condizione però di dimostrare di aver vissuto ininterrottamente sul nostro territorio. Altrimenti clandestinità, esclusione sociale e il ruolo di vittima della propaganda dei razzisti "made in italy" a far da prospettiva d'una vita!
L'arretratezza dell'impianto legislativo , messo a punto nel 1992 e già allora inadeguato , si riversa nel mondo dello sport.

 

Per una cittadinanza sportiva
La maggior parte delle federazioni ad oggi prevede iter differenti per il tesseramento di minori italiani e minori considerati stranieri ,anche se nati e cresciuti in Italia . La documentazione richiesta per quest'ultimi è eccessiva e funziona di fatto da ostacolo all'iscrizione regolare degl'atleti ai campionati. Un esempio? per tesserare un bambino italiano in figc occorre un documento : "il certificato plurimo per uso sportivo". Per tesserare un bambino straniero occorrono :" certificato di nascita o documento equipollente che comprovi la data di nascita, certificato d'istruzione presso l'istituto scolastico , certificato contestuale di residenza e stato di famiglia rilasciato dal comune di residenza , permesso di soggiorno del giocatore e dei genitori , dichiarazione di non aver mai partecipato ad altre federazioni nel paese di origine etc..." ( Gioco anch'io 2.0 ).
Ciò significa , nei fatti , impedire a bambini e ragazzi nati e cresciuti nel bel paese , di praticare sport agonistico assieme ai coetanei a causa del luogo di provenienza dei propri genitori. La vicenda della nuotatrice tunisina della società sportiva il Gabbiano di Campodarsego , esclusa dalla Federnuoto alla tenera età di 10 anni , valga da significativo esempio (YOU CAN SWIM! ) .Si tratta di limpidi casi di discriminazione che risultano ancor più gravi poiché colpiscono i minori e lo fanno all'interno di un ambito per natura inclusivo , aperto e democratico com'è quello dello sport.

 

WE WANT TO PLAY
A tutti dev'essere garantito il libero accesso alle discipline sportive, senza distinzione di credo o di colore, di etnia o di provenienza. "We want to play" significa questo : VOGLIAMO GIOCARE!! ...e Sabato lo facciamo per 6 ore di fila in una serie di sfide che vedono il Quadrato Meticcio imporsi su di una saNpre versione calcio a 5, i ragazzi della palestra popolare Galeano esibirsi in gomitate e calci volanti ed i Crabs vincere ai punti il triangolare di basket nonostante lo spettacolare pareggio con i cestisti precari nella partita conclusiva. Il tutto condito dal caratteristico folklore sugli spalti e dal consueto abbondante terzo tempo.
Il tutto condito dalla consapevolezza di chi sa che partendo dallo sport che pratichiamo ogni giorno è possibile aprire uno spazio di riflessione e trasformazione attorno alla questione della cittadinanza nel nostro paese.
Perché l'unico sport che amiamo è lo sport che unisce - WE WANT to PLAY