Tempo di raccolta delle olive, tempo di olio. Guardando le persone che si arrampicano sull'albero, pensi a un tempo antico, a sapori genuini che arrivano da ciò che sembrava perso.

Poi torni a casa, apri internet e scopri che anche l'olio, se non te lo fai da solo, è raffinato, taroccato, filtrato in maniera anomala e la bruschetta e il tempo antico vanno a farsi benedire. La contraffazione nell'alimentazione, in prodotti che fanno parte di noi, forse permettono di leggere con occhi diversi anche quanto è successo in Russia dopo l'ultimo scandalo doping. Ma chi percorre i campetti di periferia legge stupito o assuefatto? Questo è il dilemma. Alla consapevolezza che il business, gli affari e la brama di potere trasformino tutto rendendolo tetro e nero, come quegli incantesimi malvagi dei maghi cattivissimi dei cartoni animati, noi come reagiamo? La storia scoperchiata da questa commissione indipendente della wada (Agenzia mondiale dell'antidoping), che ha portato un nuovo caso di doping di stato da parte della Russia di Putin, in cui un laboratorio di Mosca, accreditato per i controlli sugli atleti, avrebbe trovato lecito anche Jeeg robot d'acciaio, sostenendo che la pellaccia dura di Jeeg era normale conseguenza dei duri allenamenti sulla steppa, come ci lascia? Perché immaginarsi un dittatore come Putin, ex Kgb, che manda uomini dei servizi segreti dentro ai laboratori, per far sì che gli atleti russi risultino vincenti, in un periodo in cui dal 2014 al 2018, la Russia si è trovata e si troverà padrona di casa, per Olimpiadi invernali (Sochi 2014) e mondiali di calcio (Russia 2018), può sorprendere davvero? Le scene da film che emergono dal rapporto wada, possono far quasi sorridere, data la contemporanea uscita sui grandi schermi dell'ultimo 007, però il dilemma rimane, anzi più di uno. Perché la Russia smentisce, ma intanto il direttore del laboratorio di analisi incriminato si è dimesso. Ma la mente poteva essere davvero e solo il direttore del laboratorio Gregory Rodchenkov? Ovvio che non è così, come non lo è stato nella Cina degli ultimi anni, come però non lo è stato neanche nei paesi occidentali. Un mio pallino resta e resterà sempre la Spagna, paese che nel giro di un paio di decenni è arrivato a trionfare in qualsiasi sport, e dire che la sangria e la paella ce l'hanno sempre avute sulle loro tavole. L'Italia dello sci di fondo dei trionfi continui di una ventina di anni fa, la scoperta di alcuni sportivi che improvvisamente esplodono, è possibile che non si riesca a fermarli e individuarli? Ricordo Eugenio Capodacqua, quando parlando ai microfoni di sport alla rovescia (al tempo trasmissione radiofonica), sostenne che senza doping sarebbe stato impossibile arrivare tra i primi cento al giro d'Italia. Gli atleti partecipanti sono poche decine di più. Ecco perché i dilemmi rimangono molti, perché quando ci si interroga sul doping, si rischia di cadere nella trappola di chi sostiene che non sia lecito, ma sia comunque una consuetudine, perché così fan tutti. L'altro rischio è capire quanto questi scandali siano pilotati, perché se è vero che la commissione ha fatto un lavoro minuzioso, è anche vero che la Russia di Putin si sta allargando pericolosamente negli ultimi anni e che forse un certo discredito nei confronti di quelli che alcuni ritengo l'uomo più potente del mondo, di nuovo avverso al mondo occidentale e al suo paese guida a stelle e strisce forse fa più comodo di una medaglia ritirata o di un atleta dopato in più o in meno sulla scena internazionale. Ma il rischio è anche quello di rimanere nel campetto di periferia a correre, convinti di essere esenti da contraddizioni, duri e puri, poi visto che si corre lì, perché non ce la si è fatta a livello professionistico, se spunta un figlio in famiglia che può fare un percorso diverso, ecco che di colpo si dimentica tutta l'indignazione. Forse allora è giusto coltivare anche l'indignazione, che sia leggera o potente, bisogna curarla, alimentarla e raccoglierla senza secondi fini, perché non si perda, perché fa parte di noi dalla notte dei tempi, proprio come l'olio, perché se le olive cadono ci sarà chi è pronto a prenderle da terra a raffinarle e mettertele in tavola come l'unica scelta a disposizione.

 

tratto del blog iltenentespritz