Sherwood e Sport Alla Rovescia

presentano

BrasilS


Quarta puntata

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La storia di Mikkel Jensen ha fatto il giro del mondo. Il giornalista danese che sognava di raccontare la Coppa del Mondo, il gioco più bello che c’è nel Paese che lo ha re-inventato e che  invece decide di tornare a casa a poco dal calcio d’inizio. E' inorridito da quello che organizzare questa competizione comporta. E dalle conseguenze che questo ha sulla popolazione.  Bisogna davvero avere un buon motivo per lasciare il Brasile, Jensen lo ha di sicuro.

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Douglas Rafael Da Silva Pereira era un personaggio molto noto in Brasile. La notte del 22 aprile si trovava in un insediamento abusivo nei pressi della favela di Cantagallo. Ballerino in diversi varietà della tv, è stato ucciso dalle tante botte ricevute da agenti della polizia militare. Non è stato colpito fortuitamente da un colpo di fucile, ma picchiato fino a perdere la vita. Questo accade, molto più spesso di quanto ci è dato sapere in quelle che vengono definite azioni di pacificazione. Ne era in corso una anche la notte del 22 aprile.

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Sembrano lontani i giorni dell'entusiasmo e della felicità dei brasiliani per avere ottenuto l'assegnazione del Mondiale. Il 14 novembre 2007, Socrates, nella sua rubrica settimanale su la Folha de Sao Paulo, scriveva il suo pensiero su questo fatto così importante.

Leggerlo oggi, con la consapevolezza di quanto sta accadendo attorno a questo Mondiale che sta per cominciare è particolarmente significativo e suona in certi versi premonitore. Un documento molto importante vista la cifra del personaggio in questione.

Come in quelle precedenti anche in questa quarta ed ultima puntata di BrasilS, giovedì 17 aprile ore 21 in diretta su www.sherwood.it e sul nostro sito, sarà Valerio Mastandrea a dare voce ai pensieri del "dotoure".

 

 

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Il 12 e 13 aprile si terrà a São Paulo, a quattro mesi dalla prima edizione del dicembre scorso, la seconda Copa Rebelde, un atto politico che intende opporsi al mondiale, con l’organizzazione orizzontale e autogestita di un torneo di calcio, affiancato da altre attività culturali e da dibattiti. Denunciando le violazioni di diritti e gli alti costi, anche umani, che il Mondiale ha comportato, con la Copa Rebelde ci si vuole riappropriare degli spazi urbani, da cui gli abitanti si vedono sfrattati e di una passione popolare inaccessibile ai più, considerando anche l’elevato prezzo dei biglietti delle partite giocate allo stadio.

Ne abbiamo parlato con Raphael Piva, giocatore nella squadra di calcio dilettantistica Autônomos FC di São Paulo, fondata nel 2006 da diverse realtà sociali di movimento e che come le nostre polisportive popolari, si batte contro fascismo, razzismo e discriminazioni. Raphael, laureato in scienze sociali e studioso del rapporto tra sport e politica, venne l’anno scorso ai mondiali antirazzisti di Castelfranco Emilia. Recentemente impegnato assieme ad altre realtà di movimento nella contestazione al mondiale della Fifa, ha tratto ispirazione dai mondiali emiliani per lanciare l’idea di un contro-mondiale, la Copa Rebelde appunto. 

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Ancora un morto in un cantiere mondiale. E’ accaduto a Sao Paulo, dove si corre per cercare di consegnare in tempo lo stadio per il Mondiale. Il 12 giugno si dovrebbe disputare BrasileCroazia nella nuova Arena, ormai si chiamano tutte così, che sarà poi la casa del Corinthians.

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