Jonathan ha diciott'anni, viene dalla Costa d'Avorio ma ha uno spiccato accento romagnolo. Come tanti e tante è arrivato in Italia più di un anno e mezzo fa dopo lo scoppio della guerra in Libia e con gli altri sta lottando per vedere riconosciuta la propria dignità di essere umano.

Parla quattro lingue e studiava fino a poco tempo fa all'alberghiero, ma ha dovuto lasciare la scuola perché non ha ancora un regolare permesso di soggiorno. A Jonathan piace giocare a calcio: a 5, a 7, a 11 per lui non fa differenza, l'importante è che ci sia un pallone da buttare nella rete avversaria. È bravo, qualche squadra l'ha notato e vorrebbe tesserarlo in un campionato dilettantistico della F.I.G.C., ma non è possibile per via dei documenti. Jonathan non è solo, come lui ci sono tanti altri migranti in attesa di conoscere il proprio destino: è per questo che giovedì 20 dicembre tanti e tante hanno preso parte al presidio che si è tenuto sotto il palazzo della regione Emilia-Romagna a Bologna in occasione del summit finale sulla cosiddetta emergenza Nord-Africa.

 

C'eravamo anche noi dell'Hic Sunt Leones – Football antirazzista poiché crediamo che le politiche migratorie del nostro paese non possano più basarsi sulla retorica dell'emergenza: l'attuale legislazione si è rivelata inadeguata a garantire dignità e accoglienza a queste persone. Di più, mentre varie organizzazioni traggono profitto dalla gestione dell'emergenza, i migranti si ritrovano sospesi per mesi tra l'incertezza del futuro a causa del riconoscimento dello status di rifugiati e la precarietà delle loro condizioni di vita. Di fronte all'inadeguatezza delle istituzioni riteniamo si debba ribadire con forza che la dignità di qualsiasi essere umano non può dipendere dal conferimento di un pezzo di carta: l'accoglienza non ha confini!

Inoltre eravamo presenti con un nostro striscione anche per un motivo più specificamente sportivo,

Qualche mese fa abbiamo lanciato, insieme a tante altre realtà, la campagna Gioco anch'io per la revisione dei regolamenti sportivi sull'ammissione in F.I.G.C. di tesserati extracomunitari. Queste norme limitano in maniera ferrea l'accesso alle attività sportive per chi non è in possesso di regolari documenti in Italia e per chi è nato da genitori migranti. Riteniamo che questo regolamento sia ormai inadeguato alla composizione della nostra società: sempre più grande sta diventando la porzione di cittadini italiani che hanno origini straniere, così come sempre maggiore è il numero di cittadini extracomunitari che attraversano, regolarmente o meno, il nostro paese. Anche nella nostra squadra giocano due ragazzi fuggiti dalla Libia, Frank e Yakub, e anche per loro, come per tanti altri, lo sport è un'occasione di integrazione e socializzazione importante: è proprio per favorire queste possibilità che siamo stati costretti ad iscrivere l'Hsl al campionato Uisp, in modo tale da permettere a tutti di poter partecipare, a prescindere dalla propria provenienza o dal proprio status civile. Siamo convinti del fatto che la pratica sportiva sia un elemento fondamentale nell'emancipazione degli individui e pertanto siamo intenzionati a batterci per un diritto universale di accesso allo sport; per questo chiediamo che i giovani stranieri siano equiparati ai tesserati.