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Eccoci al quarto capitolo della rubrica Same Sport Same Rights: siamo partiti dalla Francia, con Joséphine Millat, passando per l'Italia con Alfonsina Strada, per arrivare negli Stati Uniti con Alice Coachman. Oggi rimaniamo nell'oltreoceano per parlare di Billie Jean King, una donna che oltre ad avere raggiunto incredibili risultati nel tennis, ha usato la sua visibilità per lottare per la parità dei diritti tra uomo e donna nello sport ed è stata la prima atleta professionista americana a dichiarare la sua omosessualità, divenendo un icona a livello mondiale.

 

Billie Jane Moffit nasce a Long Beach, il 22 Novembre del 1943, da una famiglia tradizionalista: il padre era un vigile del fuoco e la madre una casalinga.

Impara a giocare a tennis nei campi pubblici di Long Beach e a soli 17 anni, al suo esordio, vince il titolo del doppio femminile a Wimbledon ( in coppia con Keren Hantze Susman). Un anno dopo, sempre a Wimbledon, sconfigge la numero uno al mondo Margaret Court.

La sua carriera sportiva si compone di 12 vittorie nel Grande Slam singolo, 6 vittorie a Winbledon, 4 a New York, 1 vittoria all'Australian Open e 1 al Rolland Garros. Secondo la classifica del "London Daily Telegraph", Billie Jane è la prima giocatrice al mondo per 3 anni consecutivi, nel 1966, '67 e '68. Durante la sua carriera vince in totale 67 titoli da professionista, 37 da amatore e da il suo contributo nelle 7 vittore alla Fed Cup degli Stati Uniti. E' tutt'ora considerata una delle più grandi giocatrici di tennis della storia, dotata di una grande velocità e un carattere molto competitivo.

Ma Billie Jane non è solo una grande atleta, è soprattutto una grande donna. Si sposa con Lawrence King nel 1965, dal quale divorzia nel 1987. Dal 1971 ha una relazione con la sua segretaria Marilyn Barnett, che renderà pubblica dieci anni dopo, divenendo la prima atleta statunitense a riconoscere di avere avuto una relazione omosessuale.

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La sua lotta per la parità dei diritti nel tennis tra uomo e donna inizia nel 1967, quando in una serie di conferenze stampa critica la United States Tennis Association (USTA), parlando di quello che lei chiama "Shamateurism" , da shame, cioè il vergognoso compenso che viene riservato alle giocatrici, rispetto ai colleghi uomini, che non permette neanche l'iscrizione ai tornei.

Pochi anni dopo lancia una campagna per comparare le vincite in denaro nei tornei maschili e femminili. Grazie alla sua visibilità la situazione migliora, ma le diseguaglianze sono ancora visibili e nel 1972, quando vince gli U.S. Open ricevendo 15.000 dollari in meno del campione maschile, dichiara che non avrebbe più partecipato al torneo se la vincita non fosse stata identica quella maschile.

Nel 1973 gli U.S. Open sono il primo grande torneo di tennis a equiparare le vincite economiche tra uomini e donne.

Il momento in cui Billie Jean acquista maggiore popolarità è un altro, "La battaglia dei sessi" il 20 settembre del 1973. Bobby Riggs, miglior giocatore al mondo di tennis negli anni '40, dichiara che il gioco femminile è talmente inferiore a quello maschile che anche un uomo di 55 anni come lui potrebbe battere la miglior giocatrice al mondo. Inizialmente Billie Jane rifiuta la sfida, ma il 20 Settembre nel 1973 cede e accetta lo scontro: "Ho pensato che saremmo tornati indietro di 50 anni se non avessi vinto quella partita. Avrebbe rovinato il circuito femminile e fatto perdere l'autostima a tutte le donne".

Gioca questa partita dimostrativa giocando subito in attacco e, davanti a più di 30.000 spettatori, vince la partita per 6-4, 6-3, 6-3.

Nonostante il carattere dimostrativo del match, questo evento è tutt'ora molto significativo per il rispetto e il riconoscimento del tennis e dei diritti di tutto lo sport femminile, tanto che nel 2017 esce il film "La battaglia dei sessi" di Jonathan Dayton e Valerie Faris, che ottiene 2 candidature ai Golden Globes e 2 al Critics Choise Award.

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I riconoscimenti e l'impegno di questa incredibile atleta e donna non finiscono qui, ma proseguono ancora oggi: nel 2001 ha ricevuto un riconoscimento dal Gay and Lesbian Alliance Against Defamation, un'organizzazione che lotta contro le discriminazioni per orientamento sessuale, per aver partecipato alla produzione e distribuzione di filmati educativi per la lotta contro l'AIDS.

Nel 2013 è rappresentante USA della delegazione in missione ai Giochi Olimpici di Sochi 2014. La scelta di inserire nella delegazione atleti dichiaratamente omosessuali e la rinuncia dell'allora presidente Barak Obama, è stato un messaggio politico verso le leggi assurde di repressione che la Russia applica verso le persone omosessuali.

Elton John, suo grande amico, le dedica una canzone "Philadelphia Freedom".

Questa grande donna, con il suo carattere combattivo, ha giocato sempre in attacco, sia nello sport che nella vita, raggiungendo vittorie incredibili nel tennis così come nella lotta per la parità dei diritti tra uomo e donna e contro ogni discriminazione derivata dal genere e dall'orientamento sessuale.

Noi vogliamo ricordare tutto ciò che ha fatto e attendere tutto ciò che ancora farà: combattente, atleta, donna, lesbica, libera e determinata: un esempio per tutti noi.