Refugees Welcome! Con questa frase stampata sulle divise da gioco, l'Assata Shakur è scesa in campo sabato 17 Ottobre, dispuntando contro i Portuali la VI giornata di campionato di seconda categoria.

 

 

Un gesto che all'interno del sistema di gestione del calcio italiano, acquista la valenza di una vera e propria azione di denuncia contro le politiche adottate da alcuni paesi europei quali l'Austria, l'Ungheria, la Germania, la Spagna, oltre all'Italia, politiche che sono causa dei tragici eventi che hanno e tutt'ora stanno portando alla morte di centinaia di migranti nel tentativo di aggirare le barriere erette in difesa della Fortezza Europa. La scelta di stampare e indossare queste maglie non solo ha avuto l'obbiettivo di partecipare alla settimana contro il razzismo indetta dalla FARE, ma anche quello di mettere in discussione la Federazione sul regolamento che vieta di manifestare opinioni politiche attraverso scritte o simboli sulle divise da gioco.

 

 

Al contrario abbiamo voluto esprimere con forza il valore di un atto di "disobbedienza" che si unisce a quel fenomeno di "disobbedienza" collettiva che vede tra le 200.000 e 300.000 persone ogni anno ribellarsi alle leggi ingiuste della politica dell'immigrazione, dei visti europei, attraversando il mare. Migliai di uomini, donne e bambini che chiedono il diritto di circolare liberamente e di poterlo fare in modo sicuro, legale e libero. Molti di questi ragazzi, quelli fortunati che sono riusciti ad arrivare indenni nelle nostre coste, sono giunti attraverso l'accoglienza dei progetti SPRAR, anche nelle Marche, anche ad Ancona, dove attraverso la pratica dello sport siamo riusciti a coinvolgere creando spazi di socialità e di cooperazione sociale. Per alcuni, contraddicendo il regolamento FIGC sul tesseramento, abbiamo ottenuto la loro iscrizione e componendo la rosa della nostra squadra di calcio che quest'anno è riuscita a salire di categoria. Una squadra, la nostra, che unisce la ricchezza di tante vite provenienti da altri paesi, che nonostante le singole cosmovisioni, è unita e consapevole che ogni volta che scende in campo lo fa, non solo per guadagnarsi tre punti, ma anche per rompere gli stereotipi mediatici e per dimostrare che il mondo è uno solo e appartiene a tutti.

 

 

È anche compito dello sport generare forme degne di accoglienza e non deve sottrarsi mai dal dovere che ha di lanciare messaggi di uguaglianza, d'inclusione e rispetto. Messaggi che non possiamo lasciare dentro le stanze dei grandi dibattiti e convegni ma che devono diventare immediatamente reali e praticati da tutti. Anche le curve degli stadi in Germania si sono schierate con l'accoglienza contro il razzismo. Le curve Borussia Dortmund, Wolfsburg e Bayern Monaco, Hertha Berlino e St. Pauli hanno esposto lo striscione "Refugees Welcome" all'interno di una campagna comune che anche noi abbiamo fatto nostra. "Refugees Welcome" è stato ed è lo slogan con cui si sono lanciate dieverse manifestazioni, da Vienna a Ventimiglia, per gridare un NO chiaro alle frontiere, ai muri, ai fili spinati che ogni giorno vorrebbero respingere i corpi in fuga dalla guerra e dalla povertà.
L'Assata ha inoltre disputato una partita amichevole con una squadra costituita da richiedenti asilo ospiti delle strutture territoriali anconetane, che gestiscono la prima accoglienza e che nel giugno scorso avevano dato vita alla squadra, perché attratti dal nostro mondialito antirazzista, di cui tra l'altro si sono anche aggiudicati il primo posto!