La storia dello sport, si sa, nasconde tra i suoi meandri centinaia di storie incredibili. Questa volta però, pensando alle vicissitudini del maratoneta giapponese Shizo Kanakuri, l'accezione di incredibile non assume il significato gergale e popolare che tutti noi siamo soliti dargli, ma sta ad indicare una storia che realmente, se non fosse documentata da fonti certe, avrebbe parecchie difficoltà a passare come veritiera. Quella che state per leggere è la storia di un uomo che nella ormai remota olimpiade di Stoccolma del 1912 è stato protagonista di una delle gare più misteriose e assurde che quest'evento abbia mai mostrato.

La gara della maratona, come per ogni olimpiade, è tra le più attese della manifestazione, e per la prima volta anche la delegazione giapponese sceglie di mandare uno dei suoi talenti a correre. Si tratta del ventunenne Shizo Kanakuri, giovane promessa dello sport podistico nipponico che nei mesi precedenti aveva registrato il record mondiale dell'anno in quella disciplina e che si presentava come uno dei favoriti per la medaglia d'oro.

Stoccolma, si sa, non è certo nota per i suoi climi torridi, ma il mese di luglio del 1912 fu particolarmente caldo anche nella glaciale Svezia. Quel 12 luglio in particolare le temperature arrivarono a toccare i 32 gradi all'ombra. Fattore, questo, che gli atleti non avevano considerato. Shizo, in particolare, fece la sciagurata scelta tattica di non abbeverarsi mai nè prima e nè nel corso della gara poiché riteneva che la sudorazione avrebbe influito negativamente sulla sua prestazione.

La prima metà della maratona si svolse senza intoppi. Shizo aveva staccato il gruppo di inseguitori e si stava giocando l'oro con il rivale sudafricano McArthur, l'altro atleta favorito per la vittoria. L'inspiegabile fatto che passò alla storia avvenne al chilometro 32, momento nel quale il corridore giapponese scomparve improvvisamente dalla vista di tutti i presenti senza più farsi vedere. McArthur vinse la corsa e la polizia svedese iniziò una caccia all'uomo che durò giorni senza mai venire a capo di ciò che era accaduto. Shizo Kanakuri venne dato per disperso dalle autorità svedesi e il tempo spense le speranze.

Passarono gli anni, fece in tempo a compiersi un'intera Guerra Mondiale, e il caso Kanakuri non trovò mai una conclusione. Era il 1920, erano passati otto anni da quella misteriosa gara, e l'atleta giapponese ricomparve quasi magicamente agli occhi del mondo, invecchiato e meno brillante. Come se nulla fosse mai accaduto, Shizo partecipò senza grosso successo anche ai giochi olimpici del 1920 e del 1924, ma non raccontò cosa accadde realmente otto anni prima. Bisognerà attendere il 1962 perché l'ormai ultra settantenne Shizo, in onore del cinquantesimo anniversario di quella corsa, decidesse di raccontare al mondo come andarono le cose, riportando alla mente i fatti che, a causa del disonore e della vergogna, non aveva mai voluto dichiarare.

A quel maledetto chilometro 32 della maratona olimpica di Stoccolma '12 Shizo era senza alcuna idratazione, il suo corpo era in preda ad un collasso. Nei pressi del circuito, in una villetta visibile dal tracciato, si stava tenendo una piccola festa all'aperto. Shizo vide delle brocche contenenti del succo di frutta e non capì più nulla. Lasciò la corsa e si diresse, stremato, verso la casa. Il proprietario vide l'atleta in estrema difficoltà e gli servì immediatamente da bere. Gli chiese poi se volesse riposare sul divano di casa, Shizo istintivamente accettò. Non poteva sapere che quello fu l'errore più grande della sua carriera sportiva e forse della sua vita intera. Pochi secondi passati su quel divano e i suoi sensi lo abbandonarono, l'atleta si era addormentato!

Quando si risvegliò la gara era finita da tempo e la vergogna di presentarsi all'organizzazione olimpica per il giovane era troppa, così senza dire nulla a nessuno prese il primo biglietto disponibile e tornò in patria mentre l'autorità nazionale lo cercava in ogni lato della città.

La storia sarebbe già degna d'essere ricordata se si fosse conclusa qui, invece quando si ha a che fare con l'onore del popolo giapponese non si può pensare che le cose non assumano un finale glorioso, epico, fiabesco.

Nel 1967 il vecchio maratoneta venne invitato in Svezia, dove era da tempo diventato una leggenda popolare, per una precisa ragione. A Shizo venne fatta una proposta particolare e l'uomo accettò, così si recò nell'abitazione in cui 55 anni prima si era addormentato, scambiò due chiacchiere con il figlio dell'uomo che gli servì il succo di frutta, e all'età di 76 anni ricominciò quella corsa percorrendo i restanti dieci chilometri che gli erano mancati per completare la sua olimpiade.

Il corridore giapponese, a fatica, arrancò fino al traguardo accompagnato da una marea di applausi, e a fine gara rilasciò poche, significative parole: “è stata proprio una lunga corsa!” disse l'anziano signore con il sorriso tra le labbra, conscio di aver scritto un record che nessuno potrà mai superare, quello di aver completato una maratona in 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti, 20 secondi e 3 decimi. Sugoi Shizo!