La notizia che hanno dato il sito di calcio spagnolo”Futbol subverso antifascista” e l’altro sito spagnolo “Wanderers – el futebol al pueblo” potrebbe perfettamente fare parte di un articolo apparso su “Sportallarovescia.it” poco tempo fa, dal titolo “C’è chi dice no!”, di Alberto Querin, pubblicato lo scorso 6 novembre, in cui si faceva un elenco di atleti che nella storia hanno manifestato platealmente, nel corso delle competizioni sportive in cui erano coinvolti, il loro diniego a giocare o la loro contrarietà contro i regimi dittatoriali, autoritari e fascisti del loro tempo.

La notizia apparsa sui siti spagnoli di contro – informazione sportiva ci parla della partita, disputata lo scorso 7 dicembre, tra “Chernomorets Odessa” e “Karpaty Lviv”, in Ucraina. Le convulsioni politiche in cui è piombato il paese ormai da un anno fanno sentire i loro effetti anche sullo sport; ricordiamo che ad Odessa lo scorso mese di maggio veniva fatta incendiare la casa dei sindacati dall’esercito ultranazionalista ucraino, provocando la morte di 46 persone. Si è deciso di fare indossare nel corso della partita in questione ai 22 giocatori delle due squadre una maglietta con su scritto “Gloria all’esercito di Ucraina”. Ma Oleksiy Gai non è stato al gioco: capocannoniere del “Chernomorets Odessa”, e proveniente dallo “Shaktar Donestk”, squadra collocata nell’est dell’Ucraina, è il territorio dove la popolazione ha cercato di costituire una repubblica autonoma in opposizione al governo Ucraino, e che ha subito l’attacco dell’esercito Ucraino corroborato da militari di quell’ estrema destra che oggi ha un forte peso nel paese. Ebbene Oleksiy Gai è stato l’unico a rifiutare di indossare quella maglietta, in faccia anche ai tifosi del Karpaty Lviv (Lviv è uno dei centri dell’Ucraina più importanti, situato ad Ovest del paese, dove la presenza dei nazisti è marcata) apertamente di estrema destra.

Un gesto che ha potuto ricordare quelli elencati dall’articolo prima citato “C’è chi dice no!”. Ed un altro evento storico, non presente nel pezzo “C’è chi dice no”, a proposito di nazismo, ricorda il gesto attuale del calciatore Oleksiy Gai: quello di Matthias Sindelar.

Era un calciatore viennese molto talentuoso, che disputò in campo la partita tra Austria e Germania nel 1938, partita che simbolicamente doveva rappresentarel’annessione dell’Austria al Terzo Reicht. Alla fine della partita, era stato imposto ai giocatori di fare il saluto nazista alle autorità, ma lui e l’altro giocatore Karl Sesta, rifiutarono di fare quel gesto. Ed a proposito di nazismo ed ucraina, non si può non parlare di un altro fatto storico, quello della mitica partita della squadra ucraina “Start” contro la selezione di calciatori del terzo reicht, giocata il 9 agosto del 1942, a Kiev. La vicenda è raccontata con dovizia di particolari nel libro “Italia – Brasile 3 a 2”, di Davide Enia.

La Start fu una squadra composta da una selezione di giocatori ucraini, che si scontrò in campo contro la Flakelf, squadra composta da ufficiali tedeschi. Il match avrebbe dovuto simboleggiare la superiorità della forza tedesca. Ma i giocatori ucraini non rinunciarono a giocare, e vinsero il match in campo. Firmarono così facendo la loro condanna, proprio per questa loro scelta infatti furono o torturati e fucilati, o spediti nei lager, nei giorni successivi al match.