Librino è un popoloso quartiere di 80.000 abitanti alla periferia ovest di Catania. Progettato dal famoso architetto giapponese Kenzo Tange negli anni Settanta, doveva diventare una zona residenziale di pregio, una specie di new town ricca di verde, ma le speculazioni edilizie negli anni Ottanta hanno fatto sorgere invece casermoni popolari, tra cui spicca il “Palazzo di Cemento”. Questa torre di cemento senza infissi viene paragonata alle vele di Scampia, essendo famosa per essere il centro criminale del quartiere, ma in realtà è anche il luogo da cui è partita dal basso un’esperienza di sport di cittadinanza: i Briganti Rugby Librino.

8 anni fa gli attivisti e attiviste del centro sociale Iqbal Masih decisero di trasformare l’enorme spiazzo sottostante il “Palazzo di Cemento” in un campo di basket, per coinvolgere i ragazzi del quartiere. Leggenda narra che chi fu mandato a comprare i palloni da basket, si sbagliò e tornò con dei palloni da rugby. Ciò non fu un problema, anzi, l’idea di un gioco dove ci fosse contatto fisico e bisognasse rubare la palla agli avversari fece subito presa tra i ragazzini del quartiere. Racconta così Mario: “Decidemmo di creare una squadra di rugby, perchè è uno sport che permette di trasmettere i valori del rispetto dell’avversario e insegna a stare in gruppo e fare squadra. Per noi l’obiettivo primario è tirar via i ragazzi dalla strada”.

Dopo un iniziale pellegrinaggio in vari campi della città, si capì che, per rendere più efficace questo progetto, bisognava rimanere in quartiere e così il 25 aprile 2012 viene occupata la struttura abbandonata di viale San Teodoro. Costruito per le Universiadi del 1997, questo impianto sportivo, costato 20 milioni di euro, fu completato al 95%, ma mai inaugurato. Le Universiadi furono ospitate in altre strutture della città e al Librino rimasero due palestre, spogliatoi e tre campi, che ovviamente negli anni furono oggetto di furti, vandalismi e degrado. Fino appunto a tre anni fa quando i Briganti Rugby ripulirono dalle sterpaglie i campi e cominciarono a risistemare gli spazi.

Con l’aiuto della Federazione Italiana Rugby, che omologò il campo per le partite ufficiali, anche se si trattava di fatto di un’occupazione, i Briganti poterono disputare le partite casalinghe al Librino su un proprio campo. Così si potè iniziare un lavoro più stabile in quartiere, coinvolgendo anche le scuole, tanto che a oggi la società conta circa 250 ragazzi iscritti, divisi in prima squadra, femminile e 8 squadre giovanili (2 “under 10”; 3 “under 12”; 1 “under 14”; 1 “under 16” e 1 “under 18”). Portare avanti questo progetto è possibile grazie all’appoggio del quartiere, al lavoro volontario e a campagne di autofinanziamento (ad esempio, gli allenatori e i giocatori della prima squadra versano una quota annuale). Nell’ultimo anno 10.000 persone in tutto hanno assistito alle partite e questo dimostra il radicamento nel quartiere.

I Briganti Rugby hanno ottenuto l’anno scorso la concessione per 6 anni dell’intera struttura sportiva “San Teodoro”, che vede attualmente funzionante il campo di rugby, gli spogliatoi, un bar, una biblioteca/libreria e un parco giochi orizzontale creato da un pool di giovani architetti, guidati da Renzo Piano. [“Orizzontale perchè i giochi sono disegnati per terra e così nessuno può rubarli”.] Due anni fa, grazie alla collaborazione con il consorzio delle “Galline felici”, sono stati anche creati degli orti urbani, divisi in 64 lotti, concessi gratuitamente a famiglie del quartiere. In questo modo si è recuperata la vocazione agricola di un territorio, che prima di essere cementificato, era ricco di vigneti e agrumeti.

In un paese attraversato da una grossa problematica legata all’accesso e alle condizioni dell’impiantistica sportiva, dalla periferia considerata più degradata di Catania arriva una lezione per tutte le istituzioni sportive ed amministrazioni politiche soprattutto ora che si vuole portare avanti la candidatura di Roma 2024: le strutture sportive, se gestite dall’associazionismo sportivo di base diventano centri di aggregazione, che a partire dallo sport costruiscono un altro modo di vivere gli spazi urbani delle nostre città.