E’ una storia semplice quella di Semere ed Abrham, una storia semplice e profonda. Ed è una storia che contribuisce in maniera chiara a sfatare una delle opinioni più diffuse nella nostra società, errata e pregiudiziale: il luogo comune secondo il quale i migranti che approdano nel nostro paese, dopo aver lasciato tutto ed aver rischiato la propria vita in mare, lo fanno con una unica intenzione, quella di adagiarsi per sempre nella bambagia dell’assistenzialismo italiano.

 

Abrham e Semere erano arrivati insieme in Italia, attraverso uno di quei viaggi lunghissimi e con poche possibilità di sopravvivenza, passando per buona parte dell’Africa fino alla Libia, e poi di lì all’Italia con una traversata in barcone con speranze di riuscita definibili “da lancio di moneta”.

Ambedue originari dell’ Eritrea, nel loro paese abitavano molto lontani l’uno dall’altro e non si conoscevano. A farli incontrare l’ultima parte del viaggio dalla Libia alla Sicilia.

Nella città di Jesi erano stati accolti nei progetti di “Prima Accoglienza” e poi “SPRAR” gestiti dalla organizzazione GUS.Attraverso l’iniziativa della nostra Polisportiva Ackapawa, e grazie al preziosissimo aiuto del “nostro” Massimo Albanesi , abbiamo dato vita al “AckapawaRunning Team” , coadiuvati anche dalle due società jesine che si occupano di atletica leggera nella nostra città. I due ragazzi si sono così scoperti, o riscoperti, podisti. Semere in Eritrea era già atleta, mentre Abrham la pratica sportiva l’ha iniziata a conoscere proprio a Jesi, seguendo quello che ormai era diventato un amico. Attraverso il traino della grande passione per il podismo di Semere e di Massimo, hanno iniziato fin da subito, dopo pochi mesi di allenamenti, a partecipare a gare podistiche

Nell’estate 2014 il loro esordio da fiaba : a Bastia Umbra, sui 5mila metri di una gara nazionale ENDAS, il meno esperto Abrham, primo in vista del traguardo, fece passare avanti sulla linea dell’arrivo l’amico Semere , con distacco siderale verso gli altri runners, tra lo stupore di tutt*…non si è più molto abituati a certe manifestazioni spontanee di amicizia sportiva! Poi alla “Marcialonga” di Pianaccio di Mondavio (Pesaro-Urbino), gara su strada di 7,8 KM con un muro in salita di 2 KM , primo Abrham e terzo Semere.

E così via in questi quasi tre anni, nelle gare più disparate alla scoperta di atlet* e cittadine di tutto il centro Italia, e per le piste e strade della Vallesina, incrociando anche l’ex olimpionico azzurro Daniele Caimmi , che li ha addirittura aiutati negli allenamenti.

Dalla Vallesina Marathon, vinta da Semere sui 10KM nel 2014 , alla “Caminada de San Giuseppe”, dove nel 2015 i “fratelli del running” vinsero sui 12 KM (Abrham) e sui 6KM (Semere).Ancora nel marzo dell’anno scorso Abrham aveva tagliato per primo per la seconda volta consecutiva il traguardo della 12KM della “Caminada”.

Nella nostra Jesi, città attenta allo sport anche se piccola, e storica fucina di campioni in varie discipline, era ormai abitudine vederli correre ed allenarsi insieme, in estate ed in inverno; con la pioggia o con il sole; al caldo ed al freddo, sempre con un sorriso per tutt*.

Una voglia di allenarsi, correre, ed attraverso questo scoprire il nostro territorio, che hanno contagiato tutt* noi ,Il loro contributo è stato anche aggregativo, con altri ragazzi migranti e non, che più o meno sporadicamente si sono avvicinati al mondo dell’ Atletica Leggera.

Un gruppo bellissimo, con Semere ed Abrham calcavano le piste e le strade Maria , la nostra giovanissima campioncina , ma anche Adama (ora a Parigi) , Mamadou (ora vive e lavora a San Benedetto del Tronto) e tanti altri italiani e migranti richiedenti asilo.

Ora i nostri due fantastici runners di punta hanno scelto, anche se a malincuore, di lasciarci per continuare la loro corsa…

Semere in realtà Jesi l’ha lasciata da qualche mese per Karlsruhe , Baden-Wurttemberg , Germania, dove continua a correre, sempre con ottimi risultati. Abrham se n’è andato da pochi giorni, diretto a Parigi , dove qualche contatto avuto gli sta dando la possibilità di trovare un lavoro; possibilità a lungo inseguita a Jesi, e purtroppo mai realizzata a causa della crisi occupazionale.

E’ proprio questa scelta dei ragazzi, presa con grande rammarico, che deve far riflettere quant* credono che le migrazioni arrivino e si fermino sempre e comunque in Italia ; percezione sfatata in modo lapalissiano anche da tutti i “numeri ufficiali”.

E’ stato triste dividerci, c’è nostalgia nel non vederli più percorrere le strade della nostra città, e nel non poter più condividere con loro anche tanti momenti di vita, oltre lo sport ed oltre ogni confine. Ma sappiamo quanto valgono, e sappiamo che tutti questi ragazzi, se accolti senza pregiudizi, avranno tanto da dare alla società, ovunque essi si troveranno, per correre verso il loro futuro!

Si è una storia semplice, ma che ci rende orgogliosi di operare e lottare sempre, per lo sport di base e contro ogni discriminazione!

ACKAPAWA SPORT CLUB JESI