A volte capita che siano ad essere gli atleti o giocatori ad esprimere il loro dissenso contro le forme di razzismo all’interno dello spazio dove vanno a giocare.

 E così, ad esempio, la scorsa domenica, alcuni giocatori della squadra di football americana, Saint Louis Rams, prima di entrare in campo, ai lati del rettangolo di gioco, hanno eseguito il tipico gesto della protesta di questi ultimi periodi scoppiata a Ferguson, dopo l’omicidio di Mike Brown e la mancata condanna del poliziotto bianco che lo ha ucciso, Darren Wilson, mentre il giovane diciottenne era disarmato. Ferguson è una città della contea di Saint Louis, ed i cinque “arieti”, giocatori del Saint Louis, Stedman Bailey, Tavon Austin, Jared Cook, Chris Givens eKenny Britt hanno alzato le mani, gesto tipico della protesta infiammata nella cittadina del Missouri, nella posa dell “hands up, don’t shoot”. La polizia che ha assistito alla protesta dei giocatori vuole che si prendano provvedimenti nei loro confronti, per questa semplice e giusta protesta! Uno dei giocatori, Jared Cook, ha dichiarato:"Credo che si debba avere un cambiamento, a prescindere da quello che è successo quel giorno e come sia andata a finire la vicenda. Non siamo potuti andare a Ferguson perché siamo impegnati, senza contare che lì è abbastanza pericoloso, così abbiamo voluto mostrato in questo modo il nostro rispetto per le proteste e le persone che stanno facendo un lavoro straordinario in tutto il mondo". Rimaniamo alla giornata della scorsa domenica, ma spostiamoci da tutt’altra parte.A Cipro, durante il match di campionato tra Apoel ed Omonoia, il calciatore di colore dell’Omonoia Mickael Pote ha compiuto un errore in un’azione di gioco: i tifosi avversari hanno pensato in quel momento di insultarlo con il tipico gesto razzista del suono vocale della scimmia. E così Pote ha risposto ad armi pari, facendo un’ imitazione di una scimmia e poi applaudendo ironicamente. Anche nel 2005 Eto'o, attaccante del Barcellona, durante Real Saragozza - Barcellona, decise di danzare come una scimmia in campo: aveva appena segnato il gol vittoria contro la squadra avversaria ed il gesto fu di reazione ai tifosi del Saragozza che lo beccavano con insulti razzisti. Vicende che hanno ricordato la reazione ai cori razzisti dei tifosi di Busto Arsizio da parte di Kevin Prince Boateng durante il match amichevole Milan - Pro Patria, del 3 gennaio del 2013, quando Boateng, centrocampista del Milan, durante il match scagliò la palla fuori, si tolse la maglietta e se ne andò nel bel mezzo del match insieme al resto della squadra; oppure quando, circa 9 anni fa, durante il match tra Messina - Inter, i tifosi nerazzurri beccano il difensore del Messina Zoro con i soliti ed idioti "buuu" razzisti, ed il cacliatore africano prese la palla in mano a partita in corso e si incamminò verso la panchina, minacciando di andarsene. Non sono affatto lontani dunque i tempi da quando lo scorso mese di aprile al “Madrigal”, durante il match tra Villareal e Barcellona, mentre batteva un calcio d’angolo, al giocatore blaugrana Dani Alves venne gettata una banana in campo, come gesto razzista, e lui di tutta risposta decise di mangiarla e poi subito battere l’angolo; al gesto seguì una grossa campagna di solidarietà nei suoi confronti. E nemmeno sembra così lontano quel giugno del 2001, quando si giocò il match tra Treviso e Genoa. I tifosi trevigiani usavano beccare il giocatore di colore nigeriano della loro squadra, Omolade, per il solo fatto di essere di colore. I calciatori della squadra decisero di scendere in campo durante il match con l’intero volto coperto di nero. A spiegare il gesto del Treviso fu il capitano Lorenzo Minotti: «Il nostro intento, era quello di testimoniare il nostro affetto nei confronti di Omolade. Il razzismo non è solo di quei pochi che offendono le persone di colore, ma anche di quelli che fanno finta di niente».