di Davide Drago
 
Si racconta che per conoscere la storia di Catania si deve dare uno sguardo a uno dei suoi storici quartieri, San Berillo. Nel centro di Catania, San Berillo mostra ai suoi visitatori tanti volti e sfaccettature fatti di palazzi incompiuti o distrutti dai bombardamenti e di altri prima barocchi, ora appartenenti all’architettura fascista o semplici case dall’architettura povera. Sorto dopo il terremoto del 1693, il quartiere, che muoveva da Piazza Stesicoro, era destinato a diventare un quartiere nobile ma le ricostruzioni e le speculazioni edilizie che seguirono, sino a quelle degli anni Cinquanta, trasformarono San Berillo in un quartiere angusto ed emarginato. La storia di San Berillo, raccoglie in qualche modo tutti gli elementi delle storie di saccheggio e depravazione politica che hanno caratterizzato, attraverso le speculazioni edilizie, il sistematico sventramento dei territori urbani italiani dal dopoguerra ad oggi. Se una data plausibile da cui fare partire questa storia è il 1949, quando l'allora amministrazione comunale nominava la commissione di aggiornamento al piano regolatore, dove si sarebbe incubatala la speculazione di San Berillo, è anche vero che una data di chiusura non c'è, per il semplice fatto che questa storia è ancora aperta..Il 1950 fu l'anno in cui il Consiglio comunale di Catania approvò, la demolizione e la ricostruzione di questo pezzo della città posizionata tra la stazione, il centro ed il mare. Il progetto veniva affidato ad una società creata ad hoc, legata alla Società Generale Immobiliare di proprietà del Vaticano: l'Istica, presieduta dal deputato democistiano Claudio Maiorana. Il progetto veniva poi inserito nel piano regolatore del commissario prefittizio. Una cascata di miliardi di lire erogati dallo Stato e dalla Regione per demolire un'area di 240.000 m2 e ricostruire 1.800.000 m3. A ciò si aggiungeva il business legato agli edifici costruiti per le 30.000 persone deportate in un altra parte della città, nel quartiere di San Leone, che diventerà per proprietà transitiva, San Berillo Nuovo. Mai si era visto e mai si potrà vedere una vera e propria deportazione da un territorio ad un altro dentro una città, sradicando vite e tradizioni a cui erano legate le decine e decine di botteghe, che costituivano l'anima del territorio. C'erano i maestri liutai che convivevano con i maestri pupari, c'erano piccoli mobilifici che le famiglie del quartiere si erano tramandate: era un polmone economico e produttivo della città. I lavori iniziarono nel 1957, l'area venne rasa al suolo, e in seguito in parte ricostruita. Solo un uomo, l'ingegnere Giuseppe Mignemi, capo di una commissione di collaudo, denunciò negli anni sessanta il saccheggio che era stato compiuto ai danni della collettività, portando alla luce una delle più grandi speculazioni edilizie della storia europea. Nel frattempo San Berillo, dall'entrata in vigore della legge Merlin, quando le case chiuse si chiusero alla legalità, diventò poco più che un ghetto, con una decina di strade ed una piazzetta. Ma essendo rimasta una opera urbanisticamente incompiuta, essa non poteva che produrre ghettizzazione sociale. E così fu... San Berillo venne da allora consacrato come il quartiere “clandestino” a luci rosse di Catania, dato che la sua anima storica, quella delle botteghe artigiane gli era stata strappata per sempre, ma non solo, deprivato della gran parte degli storici abitanti è diventato casa di diverse comunità africane, specialmente senegalesi e ghanesi che nel tempo hanno affiancato i pochi catanesi rimasti.
In questo contesto, dentro queste strade, nasce l’idea del San Berillo Calcio Junior.
La totale assenza ogni tipo di servizio, la dimensione ghettizzante del quartiere da un lato, il vivere le strade di bimbi e ragazzini, un DNA antirazzista e immune ad ogni discriminazione dall’altro. San Berillo Calcio Junior non è un’idea di adulti, ma un sogno di ragazzini. Gli stessi che quotidianamente giocano per i vicoli del quartiere e che hanno sempre sognato di essere “Squadra”. L’incontro di questo sogno con la Palestra Popolare Polisportiva Etnea ha dato il via alla realizzazione di questo ambizioso progetto.
Il primo obiettivo della San Berillo Calcio Junior è esistere, avere forma e sostanza: una squadra, dei ruoli, dei completini e la partecipazione ai primi tornei. Al momento non c'è quasi nulla oltre a 23 ragazzi tra gli 8 e i 14 anni, 2 allenatori, 2 palloni, una piazza ed un sogno nel cassetto. Per metà gennaio l'idea è quella di presentare una squadra, ed il 18 febbraio partecipare al primo torneo. Lo spirito è quello che accomuna tutte le realtà di calcio popolare: il desiderio di giocare al di là del risultato. Condivisione, abbattimento di ogni barriera sociale, culturale, razziale ed economica, sono le parole che gli stessi ambienti ufficiali sportivi promuovono, anche se spesso con pochissima reale attitudine, con questa nuova esperienza si prova a renderli reali per la prima volta a Catania. Il 27 dicembre ci sarà una festa, che servirà a presentare il progetto in città ed iniziare a raccogliere tutto il materiale che serve ad una squadra. 
Accogliamo con gioia la nascita di questa nuova realtà, vi invitiamo a sostenere concretamente questo nuovo progetto.
Lunga vita allo sport popolare e indipendente.
 

La vicenda di Luca Fanesi, tifoso della Sambenedettese da più di tre settimane all'ospedale di Vicenza, pone con forza il tema dell'introduzione del numero identificativo sui caschi e sulle divise delle forze dell'ordine. È una questione democratica che non può essere più rimandata, infatti è dal 2001 che l'Italia dovrebbe adeguarsi a una raccomandazione dell'Unione Europea, ma le proposte di legge sui numeri identificativi sono ferme in Parlamento. Negli sport di squadra, i giocatori hanno i numeri sulle divise anche per facilitare l'arbitro nell'individuazione degli autori di falli o scorrettezze, in modo tale da ammonire o espellere il singolo responsabile e non tutta la squadra. Perchè un principio così semplice non può valere anche per le forze dell'ordine?

Invitiamo tutte le polisportive popolari ed antirazziste a prendere posizione attraverso striscioni, adesivi, poster, immagini ed unirsi a noi in questa battaglia di civiltà.

Giustizia e Verità per Luca!

 

Polisportiva San Precario Padova

Polisportiva Sans Papier Schio (calcio a 5 e basket)

 

 

 

La settimana intercorsa tra il 25 aprile (Festa della Liberazione) ed il 1° maggio (Festa dei Lavoratori) ha visto impegnata la Polisportiva Ackapawa in diverse importanti iniziative ed eventi.

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Il convegno si è svolto al centro sociale Bruno sabato 11 febbraio 2017, nell'ambito del progetto "Idee al Bersaglio".

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Sabato 11 febbraio alle ore 17 presso il centro sociale Bruno, la Asd Polisportiva Clandestina organizza la conferenza: "Sport e Rigenerazione urbana. Pratica sportiva e spazio urbano nei processi di progettazione condivisa". L'iniziativa si svolge all'interno del progetto "Idee al Bersaglio".

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Mancano meno di 10 giorni alla conclusione del Crowdfunding, la raccolta di fondi on-line con la quale abbiamo scelto di permettere a tutti di dare il proprio contributo alla neo-nata Welcome Team.

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Sabato 12 dicembre ad Ancona manifestazione indetta dalla Polisportiva Assata Shakur e dai Centri Sociali delle Marche per chiedere la liberazione di Alessio Abram. Prevista la partecipazione di delegazioni provenienti da diverse parte d’Italia. 

Il 13 novembre Alessio Abram è stato arrestato. Il cavillo giuridico che lo ha portato in carcere è legato a mancate firme in questura – sette casi in tutto nell’arco di quindi anni – in relazione al provvedimento di Daspo emesso nei suoi confronti più di dieci anni fa .

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Con Alessio e tutta la Polisportiva Assata Shakur di Ancona sono anni che condividiamo battaglie per uno sport libero da razzismo e dal business.

Insieme abbiamo costretto la Figc a cambiare il regolamento nei confronti dei calciatori migranti, insieme abbiamo realizzato il sogno de “El Estadio del Bae” nelle comunità zapatiste del Chiapas.

 

Siamo indasponibili ad accettare questo assurdo provvedimento repressivo che costringe Alessio a stare rinchiuso dentro un carcere, lontano dalla sua famiglia e dalla sua passione per lo sport popolare e per un mondo più giusto e libero.

 

Siamo indasponibili ad accettare questo accanimento giudiziario per questioni risalenti a più di 10 anni fa. E' la sua generosità nell'essere sempre pronto a battersi per i diritti di tutti ad essere colpita. Il suo impegno quotidiano per uno sport accessibile a tutti e tutte, come ad esempio la scuola calcio Ancona Respect non puó essere imprigionato.

 

Un abbraccio forte alla sua famiglia e a tutti i fratelli e sorelle della Polisportiva Assata Shakur e ci uniamo a loro nel chiedere la sua immediata liberazione.

 

SPORT ALLA ROVESCIA

 Nasce a Padova la SanPrecario Welcome Team e la campagna di raccolta fondi on-line per sostenerla!

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Refugees Welcome! Con questa frase stampata sulle divise da gioco, l'Assata Shakur è scesa in campo sabato 17 Ottobre, dispuntando contro i Portuali la VI giornata di campionato di seconda categoria.

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Aiutateci a proseguire il nostro cammino di resistenza!

La Polisportiva Assata Shakur Ancona 2001 nasce nel capoluogo marchigiano come associazione nel gennaio del 2001 con lo scopo principale di promuovere e sviluppare una coscienza antirazzista attraverso lo sport, nelle sue pratiche e nella riflessione attorno ad esso. La nostra idea, che nel tempo abbiamo messo in pratica, dimostrandone la validità, è che lo sport sia un potente mezzo per prevenire e contrastare razzismo e intolleranza e per creare aggregazione e socialità, tra i tanti è uno dei mezzi più immediati, dal momento che permette di aggirare anche le barriere linguistiche.

La sfida ulteriore che ci siamo preposti è di portare avanti uno sport popolare eaccessibile a tutte e tutti, sia dal punto di vista economico, sia con campagne (alcune tuttora in atto), che hanno già condotto ad esempio ad allargare il diritto universale allo sport, facilitando il tesseramento degli stranieri residenti nel territorio italiano.

Per ultimo, ma non di minore importanza, c’è il fatto che lo sport promuove uno stile di vita sano e il benessere psico-fisico della persona, inoltre fornendo un obiettivo da raggiungere, è stimolo per la crescita dell’individuo.

Divenuta polisportiva nel 2003, ha negli anni toccato varie discipline sportive, come il cricket, organizzando la prima squadra di cricket delle Marche, il ciclismo, la pallavolo, la palestra popolare con corsi di difesa personale e di Muay Thai ed è inoltre entrata nel mondo del calcio, inserendo nelle sue attività per ultima dal punto di vista cronologico, anche una scuola calcio a costi irrisori, Ancona Respect, in collaborazione con Sosteniamolancona.

Proprio il calcio è stato la prima attività organizzata dalla Polisportiva, con il “mondialito antirazzista Assata Shakur” giunto nel 2015 alla sua XIV edizione, nato con quattro squadre partecipanti e giunto a contare ben ventiquattro formazioni, che nel tempo proprio grazie a tale torneo hanno stretto legami tali da creare squadre miste dal punto di vista delle provenienze e delle culture, ridefinendo molteplici vissuti, in cui le singole identità e appartenenze convivono nel reciproco rispetto, condividendo e confrontando le proprie differenze e i valori comuni.

Proprio dal mondialito antirazzista e dai partecipanti al torneo, è nata l’idea di costituire una squadra di calcio, inizialmente di calcio a 7, ha poi deciso di compiere un passo importante, forse folle, iscrivendo una squadra di calcio a 11 nella terza categoria FIGC, nelle pieghe del calcio che c’è, per trasformarlo, portando dal basso in questo mondo spesso comtradditorio i valori su cui fondiamo la nostra polisportiva e le nostre vite, raccogliendo la sfida, sempre a modo nostro.

La Konlassata, questo il nome della squadra di calcio, è a oggi realtà consolidata, con uno spogliatoio animato da ben 14 lingue differenti e ancor più multietnico se si guardano le singole nazionalità in esso presenti.

La squadra ha appena disputato il suo quarto campionato FIGC, terminando al secondo posto a due punti dalla prima classificata nel girone provinciale, del quale ha vinto i play off, per concludere la stagione con uno sfiorato passaggio in seconda categoria, non raggiunto per un solo goal di scarto e ora solo auspicabile solo grazie a un eventuale ripescaggio.

Se da un lato non ci stanchiamo mai di ripetere che la competizione sfrenata e a tutti i costi non ci appartiene, promuovendo uno sport leale nei confronti degli avversari e delle decisioni arbitrali e portando avanti l’idea che la sfida non è che un gioco che finisce con il triplice fischio, dopo il quale offriamo sempre agli avversari e all’arbitro il terzo tempo, come nel rugby, dall’altro lato non crediamo che l’importante sia semplicemente partecipare, ma intendiamo dimostrare che il nostro è uno sport vincente anche sul campo da gioco. Questo anche perché sappiamo bene che lo sport è animato da cuori pulsanti di passione, che il business del calcio “alto” relega ai margini per costruirci sopra le proprie fortune. E proprio con lo sport dal basso intendiamo riappropriarci dei nostri desideri e delle nostre passioni.

Perché il crowdfunding

Come anticipato, il progetto ha un aspetto di “follia”, infatti portare avanti una squadra di calcio ha un grosso ostacolo, che è quello economico, perché nonostante l’impegno volontario di molte e molti nell’assolvere ruoli altrove retribuiti, una stagione tra iscrizione al campionato, acquisto del materiale necessario e affitto del campo (solo quest’ultimo raggiunge e a volte supera gli 800 euro mensili, per soli due allenamenti settimanali e la partita casalinga), costa attorno ai 16 mila euro. La sostenibilità del progetto è stata finora possibile grazie a piccole sponsorizzazioni, ma soprattutto è realtà grazie al sostegno di atleti, dirigenti e tifosi, che sono realmente un corpo solo, in quest’avventura che potremmo definire di azionariato popolare o di gestione comunitaria e che a differenza dei grandi club, include anche i giocatori.

La richiesta di contributi, una somma minima rispetto all’intero costo del campionato, intende coprire l’avvio dello stesso, ovvero le spese di iscrizione e i primi materiali occorrenti per poter iniziare la prossima stagione, ormai alle porte. In un momento in cui le casse della polisportiva non riescono a coprire tali esigenze, decidiamo ancora una volta di affidarci al sostegno di chi crede in un altro sport, uno sport che contrasta ogni giorno l’insorgere e il manifestarsi di episodi di discriminazione razziale, omofoba o sessista, che si batte attivamente perché possa essere diritto garantito a tutte e tutti, che crea nel territorio legami di cui esalta le ricchezze e porta a galla le contraddizioni per affrontarle positivamente, uno sport che basa le proprie vittorie agonistiche sulla lealtà sportiva, in un periodo in cui si susseguono episodi di doping o di calcio-scommesse, una pratica del calcio che valorizza la propria tifoseria, considerandola da un lato parte imprescindibile del proprio esistere e dall’altro anima di una piazza viva, quella degli spalti, che nei grandi stadi si va svuotando a favore di un calcio da guardare a pagamento nel chiuso delle proprie case. Ci affidiamo a chi crede che tutto questo sia possibile e fa sì che sia anche sostenibile, sperando in tal modo di allargare ulteriormente la nostra rete di sostenitori.

Noi non intendiamo mollare ora, ci aiutate a proseguire un sogno?

Adelante Assatanate e Assatanati!!

 

INFO

 

Per contribuire:

 

1) Abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding sul sito produzionidalbasso.com, ci sono 34 giorni a partire dal 27/6/2015, si può donare con paypal (chi non ce l’ha, la può fare con dei semplicissimi passaggi online) e ci sono anche delle ricompense in palio!! –>

CROWDFUNDING

2) Per chi non ha e non può fare un account paypal o preferisce un bonifico, lasciamo le nostre coordinate bancarie:

Ass. Pol. Dil. Antirazzista Assata Shakur 
IBAN IT95 R 06055 02602 00000000 1755

3) Chi segue attivamente le nostre iniziative, può partecipare con un contributo diretto, ad esempio ci trovate tutti i fine settimana fino al 18 luglio al campo di Vallemiano per il XIV mondialito antirazzista Assata Shakur.

 

 

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Il 30 e 31 maggio, si è svolto a Roma il primo torneo di Basket popolare italiano.
Sul campetto esterno del LOA Acrobax si sono incontrate sul campo 5 formazioni provenienti da tutta Italia. A fare da padroni di casa e organizzatori della due giorni, gli All Reds Basket, squadra che vanta anche il record di anzianità con 5 anni di vita. Sempre dalla capitale l'Atletico San Lorenzo, attualmente l'unica formazione che ha anche una squadra femminile tra le sue fila.

 

Dalla Campania a rappresentare il sud, sono giunti nel campetto di Zona Rossa i napoletani della Lokomotiv Flegrea, mentre dal nord-est la SanPrecario basket Padova e i Crabs Venezia hanno affrontato il lungo viaggio per essere presenti a questo importante evento.

 

Le squadre hanno rotto il ghiaccio con il torneo (girone all'italiana,2 tempi da 10 minuti) in cui non è mancato spettacolo sia nel rettangolo di gioco,sia al di fuori. Strette di mano, triple e qualche birra in un clima di festa che ha subito contagiato atleti e spettatori.

 

La parte più importante della due giorni però, si è tenuta il giorno successivo con l'assemblea comune dove si è cominciato a mettere a confronto le varie esperienze territoriali.

 

Il primo punto su cui tutti hanno trovato identiche difficoltà, è il tema degli spazi e dei costi che una squadra popolare incontra.

 

La volontà e la voglia di offrire uno sport che possa essere sostenuto quasi a titolo gratuito, si scontra con le logiche di mercato e con l'offerta di spazi dove praticare l'attività sportiva. In particolare il tema delle palestre rimane un nodo irrisolto soprattutto al centro-sud, in cui le assegnazioni di palestre o spazi comunali sono blindate da liste d'attesa infinite o da associazioni sportive più grandi che ottengono la totale assegnazione della palestra per poi gestirla a loro totale discrezione nei confronti di realtà piccole o nuove che provano a trovare spazi in cui praticare sport.

 

Una soluzione a questo problema l'hanno conquistata i ragazzi dell'Atletico San Lorenzo che, grazie al consenso e al sostegno del quartiere,sono riusciti a farsi assegnare a titolo gratuito uno spazio di proprietà della curia.

 

Anche il costo dei campionati rimane una delle problematicità comuni a tutti. Tutte le squadre infatti, ad eccezione dei campani, militano in campionati amatoriali, soprattutto a causa dei costi di iscrizione e tesseramenti che si sommano a quelli dell'affitto degli impianti.

 

Per tutti invece la partecipazione è uno dei punti più in cresciuta,sia come atleti che come tifosi, mostrando sempre più come esperienze di sport popolari riescano ad aggregare e a raggiungere un numero in crescita di persone che vengono contaminate dai valori inclusivi, solidali e antirazzisti delle squadre popolari.

 

Il bilancio quindi è molto più che positivo. L'assemblea lunga e partecipata ha deciso di organizzarsi in una mailing list per continuare il dialogo aperto a Roma.

 

All'orizzonte la promessa di cominciare a lavorare subito su una seconda edizione del torneo (magari in forma itinerante) e di continuare lo scambio di esperienze che possano portare alla creazione di campagne nazionali da proporre su tutti i territori. A cominciare dal progetto "Rojava Playground",ovvero la costruzione di 6 piastre polivalenti attrezzate per giocare a basket e a pallavolo nei campi profughi curdi allestiti in seguito dell'assedio dell'isis a Kobane, accolto con entusiasmo da tutti i partecipanti di Zona Rossa.

 

Il basket popolare quindi, gode di ottima salute e si prepara ad espandere i suoi confini, creando rete e relazioni tra tutte le persone innamorate della palla a spicchi.