La premiazione del torneo "Gioco Anch'io" all'Appiani

Intervista a Max Gallob e Nicola Saccon di Sport alla rovescia. L’azione vittoriosa condotta dall’associazione per consentire agli extracomunitari l’accesso, finora negato, ai campionati

di Pasquale Coccia de Il Manifesto

Tratto da Alias del 28 Dicembre 2013

 

L' articolo 40, comma 11 e 11 bis è abo­lito. Detta così, sem­bra una delle tante note buro­cra­ti­che che inva­dono le sedi delle asso­cia­zioni spor­tive, costrette a distri­care nel com­plesso mondo degli obbli­ghi nor­ma­tivi e buro­cra­tici. La nota ema­nata dalla Fede­ra­zione ita­liana gioco cal­cio (Figc), ha un valore sto­rico per­ché apre le porte a tutti i figli di immi­grati extra­co­mu­ni­tari, che non pote­vano cal­care i campi di cal­cio per­ché non sono cit­ta­dini ita­liani, né pos­sono fare richie­sta fino all’età di 18 anni. Una norma discri­mi­na­to­ria, che di fatto esclu­deva gli extra­co­mu­ni­tari di seconda gene­ra­zione da qual­siasi pos­si­bi­lità di par­te­ci­pare ai cam­pio­nati di cal­cio delle serie minori fino alla mag­giore età. Pro­ta­go­ni­sti della bat­ta­glia per l’abolizione della norma sono state una serie di asso­cia­zioni spor­tive e pale­stre popo­lari che fanno rife­ri­mento ai cen­tri sociali di tutta Ita­lia e si ritro­vano sotto il car­tello di Sport alla Rove­scia. Ai pro­mo­tori di que­sta bat­ta­glia abbiamo chie­sto di spie­garci qual è stato il loro per­corso di lotta, che ha messo fuori gioco la Figc, e di fatto spinto ad abo­lire la norma discri­mi­nante verso i gio­vani extracomunitari.

“Il per­corso poli­tico delle espe­rienze dei cen­tri sociali a difesa dei migranti ci ha por­tati a indi­vi­duare lo sport come ter­reno più facile per por­tare avanti la lotta sui diritti negati agli extra­co­mu­ni­tari– dice Max Gal­lob atti­vi­sta di Sport alla Rove­scia – e a gen­naio del 2012 tutte le poli­spor­tive di cal­cio, vol­ley, rugby, cric­ket, che ave­vano come comune deno­mi­na­tore l’impegno poli­tico su que­sto fronte, si sono ritro­vate ad Ancona, e uno dei primi ele­menti emersi è stata la dif­fi­coltà di accesso  allo sport da parte degli extra­co­mu­ni­tari, in par­ti­co­lare ai cam­pio­nati di cal­cio indetti dalla Figc. Deci­demmo di stu­diare i rego­la­menti delle varie fede­ra­zioni e di pro­muo­vere in tutta Ita­lia cam­pa­gne di denun­cia per la modi­fica delle norme discri­mi­na­to­rie, accom­pa­gnate da appelli ad asso­cia­zioni e diri­genti di società spor­tive di base, per il diritto allo sport degli extra­co­mu­ni­tari, per­ché lo sport aiuta a supe­rare le bar­riere raz­ziali. Chie­de­vamo per­ché i bam­bini gio­cano a cal­cio tra loro al di là del colore della pelle e dopo non pos­sono?”. Al con­ve­gno di Ancona ade­ri­rono 15 poli­spor­tive pro­ve­nienti da Napoli, Bolo­gna, Roma, Parma, Rimini, Trie­ste, Vicenza, Padova, Taranto, Vene­zia e Torino. Le poli­spor­tive avendo più squa­dre, impe­gnate in diverse disci­pline non si limi­ta­rono ai sem­plici appelli, durante i cam­pio­nati espo­ne­vano stri­scioni a soste­gno del diritto allo sport dei ragazzi extra­co­mu­ni­tari e con azioni di volan­ti­nag­gio denun­cia­vano nello spe­ci­fico tutte le norme discri­mi­na­to­rie con­te­nute nelle dispo­si­zioni delle varie fede­ra­zioni spor­tive. Le poli­spor­tive ade­renti a Sport alla Rove­scia, all’interno del loro per­corso di lotta, hanno orga­niz­zato anche pre­sen­ta­zioni di libri, con­ve­gni dibat­titi e mani­fe­sta­zioni pub­bli­che sul tema del diritto allo sport per tutti.

A mag­gio del 2012 le azioni di lotta di Sport alla Rove­scia rice­vono un largo con­senso all’interno di una vasta pla­tea:” Fummo invi­tati a Roma a una riu­nione della rete Fare (Foot­ball against racism in Europe ndr), che si teneva in una sala adia­cente a quella del Con­si­glio dei mini­stri, tra i pre­senti anche Gian­carlo Abete, pre­si­dente della Figc, che nel suo inter­vento non mancò di elo­giare con belle parole le azioni del mondo del cal­cio nostrano con­tro il raz­zi­smo. Inter­venni subito dopo e sma­sche­rai l’ipocrisia di Abete, ave­vamo stu­diato lo sta­tuto della Figc, e dissi che le norme che carat­te­riz­za­vano quello sta­tuto erano le più raz­zi­ste d’Europa e che sarebbe stato bello se pro­prio la sua fede­ra­zione avesse dato un segnale di con­tro­ten­denza, fosse stata la prima ad inver­tire la rotta. Da parte della pla­tea vi fu un lungo applauso, la maschera di Abete era caduta, il pre­si­dente della Figc venne a cer­carci voleva par­lare e rab­bo­nirci, gli dicemmo che la nostra denun­cia sarebbe pro­se­guita e che lo avremmo giu­di­cato dai fatti”.

Le azioni di Sport alla Rove­scia non si limi­tano alla denun­cia nei con­fronti dei diri­genti della Figc come Gian­carlo Abete, che nulla fanno per favo­rire l’integrazione attra­verso lo sport degli extra­co­mu­ni­tari, e nell’autunno del 2012 pro­muo­vono la cam­pa­gna “Gioco anch’io” che con­sente ai gio­vani extra­co­mu­ni­tari di gio­care a cal­cio nei tor­nei pro­mossi dalle poli­spor­tive dei cen­tri sociali. A Napoli orga­niz­zano il tor­neo di cal­cio 3 con­tro 3, a Bolo­gna squa­dre di cal­cio a 11, a Padova il tor­neo di cal­cio a 5 e a Vicenza par­te­cipa al tor­neo una squa­dra, la Por­ce­nese, costi­tuita inte­ra­mente da cal­cia­tori extra­co­mu­ni­tari di Por­cen in pro­vin­cia di Bel­luno, dove la Lega ha con­sensi pari al 98%, ma quei ragazzi par­lano tutti i dia­letto veneto, tanto è il tempo in cui risie­dono in Ita­lia. E se quei cal­cia­tori dalla pelle scura pos­sono gio­care nei tor­nei indetti in tutta Ita­lia dalle poli­spor­tive ade­renti a Sport alla Rove­scia, per­ché mai non potreb­bero farlo nei cam­pio­nati orga­niz­zati dalla Federcalcio?

A dicem­bre del 2012 i ragazzi delle poli­spor­tive di Sport alla Rove­scia si pre­sen­tano ai pre­si­denti dei rispet­tivi comi­tati della Figc delle regioni in cui ope­rano mag­gior­mente Veneto, Mar­che, Emi­lia Roma­gna e Cam­pa­nia: “Erano pre­si­denti appena eletti ai quali facemmo pre­sente la neces­sità di abo­lire una serie di arti­coli e con nostra grande sor­presa tro­vammo una certa dispo­ni­bi­lità — con­ti­nua Max Gal­lob– ma ci chie­sero anche se in caso con­tra­rio avremmo alzato il tiro. Rispon­demmo loro che con tutte le nostre squa­dre ci saremmo iscritti ai cam­pio­nati della Figc e avremmo fatto gio­care nel corso delle par­tite extra­co­mu­ni­tari che non ave­vano la cit­ta­di­nanza ita­liana, sosti­tuen­doli con gli ita­liani, in que­sto modo avremmo fatto sal­tare l’impianto discri­mi­na­to­rio che era alla base delle norme dell’organizzazione dei cam­pio­nati. Aggiun­gemmo che ce ne saremmo ampia­mente fre­gati delle san­zioni disci­pli­nari e delle par­tite perse a tavolino”.

Gui­dati da Nicola Sac­con, un pool di avvo­cati ade­renti all’Asgi, che nulla ha a che fare con i cen­tri sociali, mette a dispo­si­zione le pro­prie com­pe­tenze, per­ché vuole riba­dire che quelle discri­mi­na­zioni cui sono sog­getti gli extra­co­mu­ni­tari non hanno ragione di esi­stere e lo sport è un diritto di tutti. Gli avvo­cati stu­diano nei par­ti­co­lari gli sta­tuti di ogni sin­gola fede­ra­zione e tutte quelle norme discri­mi­na­to­rie che vie­tano l’accesso ai ragazzi di colore, la par­te­ci­pa­zione ai cam­pio­nati pro­mossi dalle fede­ra­zioni del Coni: ”Le mag­giori dif­fi­coltà erano costi­tuite dalle norme che pre­ve­de­vano per i ragazzi che gio­ca­vano il per­messo di sog­giorno valido fino a giu­gno. Chi lo aveva fino a marzo non poteva gio­care, gran parte del tempo, circa 5 mesi andava via per il rin­novo, sal­ta­vano sem­pre i primi mesi di cam­pio­nato – afferma Nicola Sac­con anima giu­ri­dica di Sport alla Rove­scia– la prima domanda che ci siamo posti è stata “per­ché la Figc chiede il per­messo di sog­giorno? Non può farlo, è illeg­git­timo”. Un altro pro­blema riguar­dava i ragazzi che ave­vano già gio­cato all’estero, come nel caso di due fra­tel­lini rumeni, che ave­vano dispu­tato il tor­neo “pul­cini” in Roma­nia, in que­sto caso solo uno può gio­care in una squa­dra, le norme Figc pre­ve­dono che non pos­sano gio­care in due. Oltre al cal­cio anche gli sta­tuti delle altre fede­ra­zioni sono discri­mi­na­tori, per esem­pio quello della fede­ra­zione di pal­la­volo o di pal­la­ca­ne­stro, che impon­gono limiti nume­rici alla pre­senza di extra­co­mu­ni­tari in squa­dra. Una ragazza che gareg­giava nel nuoto sin­cro­niz­zato non ha potuto pas­sare di cate­go­ria per la pre­senza di altre ragazze extra­co­mu­ni­ta­rie sot­to­po­ste al limite nume­rico. All’estero in Ger­ma­nia, Fran­cia, Inghil­terra, i ragazzi extra­co­mu­ni­tari di seconda gene­ra­zione gio­cano nelle nazio­nali gio­va­nili, qui non è pos­si­bile”. E alla Figc come hanno rea­gito? “Hanno abo­lito l’articolo 40, come ave­vamo chie­sto, ma con­ti­nue­remo a tenerli d’occhio, la nostra bat­ta­glia non è finita, dopo il cal­cio si spo­sterà sugli altri sport e le loro fede­ra­zioni” con­clude Sac­con.

Sport alla Rove­scia que­sta volta ha saputo rove­sciare il Palazzo del calcio.