I giochi olimpici invernali di Sochi sono finiti da qualche giorno e noi di Sport alla Rovescia vogliamo portarci avanti con il lavoro e le discussioni provando a non lasciare nulla al caso e nulla per strada.

 

Di Sochi, della Russia e di Putin continueremo a parlare e a scrivere in vista, soprattutto, dei prossimi mondiali di calcio del 2018 che si svolgeranno proprio in terra russa e la città ai piedi del Caucaso e alle rive del mar Nero ospiterà alcune delle partite della rassegna iridata.

Lasciando da parte gli ormai passati giochi invernali, ritorniamo ai mondiali di calcio e alle discriminazioni. Sotto l'occhio del ciclone, come abbiamo scritto più volte, c'è il Qatar che si prepara a ospitare il campionato del mondo per nazionali nel 2022. Abbiamo più volte sottolineato il problema della mancanza e del rispetto dei diritti umani nel Paese del Medio Oriente, in particolare dei lavoratori migranti indiani e nepalesi che sono impegnati nella costruzione di stadi e infrastrutture che ospiteranno calciatori, dirigenti, politici e tifosi provenienti da tutte le parti del mondo. 

Il Qatar è uno dei pochi Paesi al mondo dove vige ancora l'assurda legge contro l'omosessualità, nello specifico l'omosessualità fra maschi. Infatti è vietato dall'articolo 296 del codice penale, il quale prevede pesanti pene da 1 a 3 anni di reclusione, il rapporto tra maschi. 

A proposito, la capitana della nazionale di calcio inglese, Casey Stoney, si è dichiarata fortemente contraria alla decisione della FIFA di disputare i mondiali di calcio in un Paese dove i gay sono considerati illegali e provocatoriamente, ma non troppo, invita al boicottaggio di questi. 

Stoney e altri atleti e altre atlete, sono fortemente convinti e convinte che la FIFA anche questa volta non manterrà le sue promesse. Infatti nell'ormai lontano 2010, Sepp Blatter dichiarò che si sarebbe impegnato in prima persona affinché il Qatar cambiasse la legge sui gay ma a distanza di 4 anni tutto ciò non è ancora avvenuto né tanto meno è iniziato un processo di modifica e o di abrogazione della norma. 

La comunità LGBTI è nuovamente presa di mira da leggi, comportamenti, scelte e pensieri completamente assurdi e discriminanti; e ancora una volta una delle maggiori potenze organizzative mondiali sportive ha scelto, di fatto, di escludere o comunque rendere difficile la vita a una comunità di persone scegliendo di organizzare un'importante evento sportivo in un luogo dalla presunta democraticità e dalla sicura tendenza e intenzione a discriminare il prossimo.

Lo sport deve potere essere praticato da tutti e tutte senza nessun tipo di discriminazione per l'orientamento sessuale e a proposito vogliamo ricordare e rilanciare la campagna NoDiSex che, come Sport alla Rovescia in collaborazione con l'Osservatorio nazionale sulle discriminazioni razziali nel calcio, abbiamo lanciato da un mese.