Gli Europei 1992, giocati in Svezia, passata alla storia non tanto perché l’Italia non vi partecipa o per essere l’ultima edizione a otto squadre, ma perché, alla vigilia della partita Danimarca – Inghilterra l’arbitro designato, l’olandese John Blankenstein fa coming out: “Basta con i falsi pudori. Non c’è nulla di strano ad ammettere la mia condizione: lo sa da tempo anche la Federazione olandese che non mi ha mai messo i bastoni tra le ruote. Mi spiace solo che il mio compagno non mi abbia accompagnato in Svezia, lui non si interessa di calcio. Sono convinto che anche fra i calciatori ci sono degli omosessuali, ma nessuno lo ammette. Le ingiurie non mi fanno paura. Ci si abitua”.

 

I giornali dell’epoca riportano che la UEFA rimase imbarazzata, perché di fatto Blankenstein è stato di fatto il primo arbitro internazionale a fare coming out. In genere, quando si parla di omosessualità nel mondo del calcio, gli arbitri sono tenuti fuori, come se non ve ne fossero. Eppure, un arbitro omosessuale in un ambiente omofobo, come è quello del calcio, disturba. Non tanto per le fantasie sullo “spogliatoio Gomorra”, perché lo condivide soltanto con gli altri direttori di gara, ma perché è comunque lui che prende le decisioni più importanti. E’ quindi una figura di potere, e, in quanto tale, bersagliata con gli insulti più violenti e fantasiosi, sebbene quello più in voga più che sulla sessualità dell’arbitro ne mette in discussione la lealtà sessuale della moglie o della compagna. Blankenstein, che era nato nel 1949, aveva sempre avuto la passione per quel ruolo, e non aveva mai pensato che fosse incompatibile con il suo orientamento sessuale.

Come per i suoi colleghi, la partita diretta agli Europei 1992 era stata l’unica del torneo. Ma, proprio per le sue qualità arbitrali, per i successivi tre anni aveva continuato la sua carriera internazionale senza che, almeno apertamente, qualcuno avesse da ridire sulla sua omosessualità. A dire il vero, qualcosa sembra essere accaduto alla vigilia della finalissima di Coppa dei Campioni tra Milan e Barcellona, giocata ad Atene nel 1994. Inspiegabilmente, pochi giorni prima della partita, Blankenstein era stato sostituito dall’inglese Don. Il motivo ufficiale era che, essendo olandese, avrebbe potuto favorire i catalani allenati da un altro olandese, Johan Cruijff, così come olandese era il vice allenatore Ronald Koeman. Perché però la sostituzione era avvenuta all’ultimo momento? Nella sua biografia, Blankenstein ha rivelato che era stato escluso per via della sua omosessualità dichiarata. Una sorta di vendetta della UEFA per la sua uscita pubblica di due anni prima. Certo è che, al di fuori dei campi di calcio, Blankenstein è sempre stato un attivista di primo piano contro le discriminazioni, specie quelle per orientamento sessuale nello sport, e lo farà anche dopo aver smesso di arbitrare e fino alla sua morte, avvenuta nel 2006. Oggi il suo lavoro è portato avanti da una Fondazione che porta il suo nome. Un altro arbitro coraggioso è il turco Ibrahim Dincdag, uno dei più noti della serie A turca, che nel 2009 è stato cacciato dalla federcalcio perché omosessuale, anche se fino ad allora non aveva fatto alcun coming out. Aveva però deciso di farlo una volta espulso.

Dato che in Turchia l’omosessualità non è un reato, in molti avevano chiesto che Dincdag tornasse ad arbitrare. Acceso sostenitore, invece, della sua esclusione dai campi di gioco è stato un popolare commentatore di calcio in Turchia, Erman Rurogli, ex direttore di gara, con una motivazione imbarazzante: “Sono convinto che i fischietti omosessuali abbiano la tendenza a dare più rigori. Lo fanno per compiacere i giocatori”. Sarà interessante vedere quale sarà la reazione del calcio italiano quando un arbitro farà coming out. Nel frattempo sarebbe bene che anche l’Associazione arbitri si impegni esplicitamente nella battaglia contro l’omofobia, perché l’ambiente omofobo del mondo del calcio riguarda anche loro.