Si è svolto domenica 29 dicembre il primo fantastico torneo di calcetto “Casa de nialtri” presso i campi adiacenti all'ex scuola Regina Margherita, occupata a scopo abitativo il 22 dicembre e ribattezzata appunto Casa de nialtri (casa nostra)!

Chi l’avrebbe mai detto?  Non solo dopo tre settimane di okkupazione siamo ancora all’interno della scuola, ma le cose filano talmente lisce da permetterci anche di organizzare e realizzare un torneino di calcio a 5 che ha coinvolto tutte le realtà che partecipano a questo enorme progetto nella città di Ancona! Si, perché di questo si tratta, forse il più grande progetto di democrazia dal basso che a memoria si sia mai realizzato in questa città, provincia e regione.

Era una scuola materna chiusa da tre anni. Uno dei tanti edifici sfitti o abbandonati che abbondano in ogni città del nostro bel paese. Ma è stato trasformato in rifugio autogestito da una cinquantina di senzatetto che altrimenti sarebbero stati costretti a dormire all’addiaccio, al porto o alla stazione.

 

Il nostro è un progetto nato dalla volontà di un gruppo di associazioni e formazioni politiche che si riconoscono sotto la sigla “Ancona bene comune”. Un movimento spontaneo che da alcuni mesi lavora sul fronte dell’emergenza casa e che cerca di proporre nuovi percorsi concreti per uscire dalla crisi e costruire insieme una collettività solidale e di mutua assistenza, come risposta all’indifferenza di chi questa crisi l’ha creata e che adesso ne fa pagare le conseguenze ai più deboli, a chi non ha voce né forza per poter rivendicare i propri sacrosanti diritti.

Ad oggi Casa de nialtri ospita soprattutto ragazzi africani con regolare permesso di soggiorno per motivi umanitari. Uomini in fuga dalla guerra, dalla fame, a cui lo Stato italiano e i suoi servizi sociali non sono riusciti a dare soluzioni. Ci sono poi alcuni  europei e italiani, gente che ha perso il lavoro e a cui in un attimo è crollato il mondo addosso.

Il primo nucleo di occupanti è stato inizialmente ospitato presso il CSA Asilo Politico per una decina di giorni, giorni in cui assieme a tante realtà cittadine o singoli abbiamo avuto modo di conoscere meglio le storie difficili di queste persone, socializzare e ideare il progetto di coabitazione che si stava per intraprendere.

Non era scontato che cinquanta individui provenienti da tanti paesi, con diverse lingue e dialetti, appartenenti a differenti etnie, culture e religioni diversissime tra loro, decidessero di indirizzare la loro volontà nell’interesse di Casa de nialtri piuttosto che in quello del singolo o del proprio gruppo, riconoscendo la comune condizione. Ma in barba alle cassandre che si auguravano una polveriera ingestibile, l’esperimento sta andando oltre ogni più rosea aspettativa. Fin dal primo giorno si è capito che la cosa poteva funzionare: nell’arco di poche ore dal momento in cui siamo entrati, lo spazio è stato pulito da cima a fondo, si sono allacciate le utenze di acqua ed elettricità, è stato allestito il primo angolo cucina. In una manciata di ore, insomma, si è trasformato un luogo abbandonato in una idea di focolare, si sono dettate attraverso le assemblee quotidiane le prime regole per una giusta convivenza e un metodo collettivo di discussione dei problemi (che nei giorni successivi sarebbe rimasto il metodo fondamentale per la socializzazione e condivisione di tutte le necessità della casa). Ricorderò a lungo la commovente ma anche divertente “processione dei materassi”, allorché in fila indiana migranti e non, sono sfilati per le vie del quartiere per portare (A MANO!) una cinquantina di reti e materassi messi a disposizione dalla vicina parrocchia dei Salesiani.

Ciò che più inorgoglisce e sorprende è stato senz’altro il sostegno del quartiere e della città nei confronti della casa. E’ infatti subito scattata anche una vera e propria gara di solidarietà, che ha portato innumerevoli singoli cittadini ma anche associazioni a contribuire chi con cibo, chi con vestiti, alcuni addirittura con qualche soldo a questa idea di riscatto e dignità.

Ad oggi, dopo una ventina di giorni, la casa è diventata ancora più confortevole, dotata di un'organizzazione abbastanza rodata, con una cucina che sforna 40 – 50 pasti a pranzo e a cena, sala da pranzo, spazio comune, ripostiglio dove vengono sistemati gli indumenti da distribuire e camere da letto di tutto rispetto.

In tutto questo, dato che fra di noi c’è anche "il presidentissimo" dell’Assata Shakur e che casualmente proprio di fronte all’asilo occupato c’è un campetto da calcio a 5, non poteva non scattare il primo torneo Casa de nialtri!! E così è stato. Il mini-torneo all’insegna della goliardia ha visto la partecipazione di: Malatesta, Casa de nialtri, “quelli del quartiere”, Somalia e ovviamente Assata Shakur.

Tasso tecnico che rasenta il surreale, ma anche tanta voglia di divertirsi e stare insieme lasciandosi per un attimo alle spalle i pensieri bui che affollano le menti di chi non ha un posto dove stare, di chi la casa l’ha dovuta lasciare a migliaia di km di distanza.

Per la cronaca il torneo è stato vinto da Casa de nialtri. Chissà che non sia di buon auspicio per il futuro??!

Ma in Italia, come sempre succede quando l’aggregazione di diverse forze sociali produce dei risultati concreti, arriva puntuale l’intervento dell’onnipresente “reazione” che in questo paese è la piaga più opprimente fin dall’alba dei tempi. Ecco infatti che l’unico coro stonato da quello dei consensi finora piovuti è quello delle istituzioni, che sorde ad ogni istanza di cambiamento, già minacciano ultimatum e altre soluzioni geniali del genere, pur di non vedere quella che è invece una grande opportunità.

Non sappiamo come finirà questa battaglia, ma una cosa sappiamo con certezza: non si torna indietro, non si accettano soluzioni al ribasso, sarà dura farci chiudere, per chiunque!