Il 30 e 31 maggio, si è svolto a Roma il primo torneo di Basket popolare italiano.
Sul campetto esterno del LOA Acrobax si sono incontrate sul campo 5 formazioni provenienti da tutta Italia. A fare da padroni di casa e organizzatori della due giorni, gli All Reds Basket, squadra che vanta anche il record di anzianità con 5 anni di vita. Sempre dalla capitale l'Atletico San Lorenzo, attualmente l'unica formazione che ha anche una squadra femminile tra le sue fila.

 

Dalla Campania a rappresentare il sud, sono giunti nel campetto di Zona Rossa i napoletani della Lokomotiv Flegrea, mentre dal nord-est la SanPrecario basket Padova e i Crabs Venezia hanno affrontato il lungo viaggio per essere presenti a questo importante evento.

 

Le squadre hanno rotto il ghiaccio con il torneo (girone all'italiana,2 tempi da 10 minuti) in cui non è mancato spettacolo sia nel rettangolo di gioco,sia al di fuori. Strette di mano, triple e qualche birra in un clima di festa che ha subito contagiato atleti e spettatori.

 

La parte più importante della due giorni però, si è tenuta il giorno successivo con l'assemblea comune dove si è cominciato a mettere a confronto le varie esperienze territoriali.

 

Il primo punto su cui tutti hanno trovato identiche difficoltà, è il tema degli spazi e dei costi che una squadra popolare incontra.

 

La volontà e la voglia di offrire uno sport che possa essere sostenuto quasi a titolo gratuito, si scontra con le logiche di mercato e con l'offerta di spazi dove praticare l'attività sportiva. In particolare il tema delle palestre rimane un nodo irrisolto soprattutto al centro-sud, in cui le assegnazioni di palestre o spazi comunali sono blindate da liste d'attesa infinite o da associazioni sportive più grandi che ottengono la totale assegnazione della palestra per poi gestirla a loro totale discrezione nei confronti di realtà piccole o nuove che provano a trovare spazi in cui praticare sport.

 

Una soluzione a questo problema l'hanno conquistata i ragazzi dell'Atletico San Lorenzo che, grazie al consenso e al sostegno del quartiere,sono riusciti a farsi assegnare a titolo gratuito uno spazio di proprietà della curia.

 

Anche il costo dei campionati rimane una delle problematicità comuni a tutti. Tutte le squadre infatti, ad eccezione dei campani, militano in campionati amatoriali, soprattutto a causa dei costi di iscrizione e tesseramenti che si sommano a quelli dell'affitto degli impianti.

 

Per tutti invece la partecipazione è uno dei punti più in cresciuta,sia come atleti che come tifosi, mostrando sempre più come esperienze di sport popolari riescano ad aggregare e a raggiungere un numero in crescita di persone che vengono contaminate dai valori inclusivi, solidali e antirazzisti delle squadre popolari.

 

Il bilancio quindi è molto più che positivo. L'assemblea lunga e partecipata ha deciso di organizzarsi in una mailing list per continuare il dialogo aperto a Roma.

 

All'orizzonte la promessa di cominciare a lavorare subito su una seconda edizione del torneo (magari in forma itinerante) e di continuare lo scambio di esperienze che possano portare alla creazione di campagne nazionali da proporre su tutti i territori. A cominciare dal progetto "Rojava Playground",ovvero la costruzione di 6 piastre polivalenti attrezzate per giocare a basket e a pallavolo nei campi profughi curdi allestiti in seguito dell'assedio dell'isis a Kobane, accolto con entusiasmo da tutti i partecipanti di Zona Rossa.

 

Il basket popolare quindi, gode di ottima salute e si prepara ad espandere i suoi confini, creando rete e relazioni tra tutte le persone innamorate della palla a spicchi.