Verità per Denis Un quarto di secolo fa, il 18 novembre del 1989, scompariva in circostanze sospette Denis Bergamini, a quell’epoca ventisettenne centrocampista del Cosenza Calcio. Un articolo uscito il 17 novembre, a quasi 25 anni esatti dalla morte del calciatore, pubblicato sul Corriere della Sera a firma di Angela Geraci, riesce a fornire un quadro complessivo della vicenda.

Il titolo del pezzo è “Bergamini, 25 anni di misteri e bugie – Tutti i punti dubbi sulla sua morte”.  Il corpo del calciatore venne trovato sotto un camion la sera del 18 novembre, si parlò di suicidio, Carlo Petrini scrisse un libro dal titolo “Il calciatore suicidato”, oggi dopo molte campagne di informazione e sensibilizzazione, di cui è stata protagonista la sorella Donata Bergamini, si è arrivati all’apertura e chiusura di un’inchiesta per omicidio. I molti dubbi si basano su questi elementi: un rapporto di un brigadiere con incongruenze enormi, uomini misteriosi che compaiono nelle ricostruzioni e non si fanno più vedere, Isabella, la ex ragazza del calciatore che rilascia descrizioni dei fatti smentite da piùverosimili ricostruzioni, il corpo idi Denis dopo l’incidente viene ritrovato indenne, incredibile da credere se si pensa che era finito sotto un camion e che il brigadiere Barbuscio lo aveva descritto come “distrutto”, possibili testimoni muoiono misteriosamente, indagini che vengono aperte e concluse frettolosamente.

- Il Marocco non ha la sua Coppa Segnaliamo un altro articolo di giornale, quello apparso sul “Manifesto” del 15 novembre, dal titolo “Il Marocco si fa eliminare da Ebola”. Il giornalista Stefano Fonsato spiega come a due mesi dall’inizio il paese ospite dell’attuale ultima edizione della Coppa d’Africa, il Marocco appunto, è costretto a rinunciare ad ospitare il torneo. I motivi? La paura dell’Ebola è quello adotto dalla istituzioni del paese, ma sembra che guardando in maniera approfondita alla realtà marocchina, la totale mancanza di organizzazione avrebbe giocato un ruolo determinante. Il giocatore Scottie Appiah,esterno destro del Olympique Marrakech, ha affermato:” Ci può anche stare una scelta simile, il problema Ebola in Africa esiste, è grave e merita di essere gestito al meglio: ma si doveva arrivare prima a questa conclusione, non a ridosso della coppa, e con metodi meno bruschi. Le colpe sono delle istituzioni marocchine, che come al solito non sono state in grado di collaborare: nessun dialogo tra Ministero della Salute e Federcalcio, come si poteva pretendere di convincere la Caf?”. La coppa d’Africa si giocherà in Guinea equatoriale.

- Antifascismo in Germania contro i neo - nazi. In Germania, venerdì 14 novembre, dopo la manifestazione di tifosi neo – nazi a Colonia tenuta ad ottobre, il nuovo movimento di ultras tedesco di estrema destra “Hooligans against Salafist”, “HoGeSa”, si è riunito ad Hannover. Erano circa 3000 i tifosi che hanno manifestato al grido di “La Germania ai tedeschi” e “Stranieri fuori”, ma hanno trovato pane per i loro denti questa volta: una contro – manifestazione di 4500 attivisti antifascisti, tra cui il sindaco social – democratico di Hannover, ha dato una degna risposta al “HoGeSA”

- Mclean rifiuta il Poppy James McClean, esterno sinistro del Wigan nato a Derry (Nord Irlanda) e cattolico, ha rifiutato di indossare la maglia del Wigan durante il derby del Lancashire tra Bolton e Wigan. Sulla maglia era cucito il Poppy, simbolo esposto sulle maglie ogni anno nella seconda settimana di novembre,  per ilRemembrance Sunday, il giorno in cui si ricordano le vittime britanniche delle guerre mondiali e delle successive. Il giocatore ha scritto una lettera per spiegare i perché del gesto, prima della partita: “Caro Presidente, ho un profondo e totale rispetto per coloro che combatterono e morirono in entrambe le Guerre mondiali.  […] Ma il poppy rappresenta anche altre vittime e per i nordirlandesi – in particolare quelli di Derry, come me – è il simbolo del massacro del Bloody Sunday del 1972 (giorno in cui l’esercito britannico sparò sulla folla che manifestava per il rispetto dei diritti civili, colpendo 26 persone e causando 14 morti). Se indossassi il poppy, la mia gente la considererebbe una mancanza di rispetto per gli innocenti che persero la vita durante il conflitto nordirlandese e, in particolare, nel Bloody Sunday. […]  Voglio che sia chiaro che non sono un anti-britannico e che sono un pacifista, contrario a tutte le guerre.[…] Ma sono molto fiero delle mie origini e non posso fare qualcosa che ritengo profondamente sbagliato”.