Proprio ieri scrivevamo in merito alle polemiche dell' ITUC (Confederazione Internazionale dei Sindacati) verso la FIFA e gli organizzatori dei mondiali in Qatar 2022. Oggi, 26 settembre, è stato pubblicato sul "The Guardian" un documentario su questa "nuova schiavitù".

Il Qatar è uno dei Paesi più ricchi del mondo e dopo avere ottenuto il via libera all'organizzazione della rassegna iridata lo sta diventando ancora di più.

Il modello di schiavitù che emerge da questa inchiesta è strettamente legato alle migliaia di migranti presenti nel territorio, per lo più nepalesi. La media di morte nei cantieri è di un operaio al giorno. Solo a luglio sono morti 32 lavoratori nepalesi. Morti per il troppo caldo (molti gli arresti cardiaci dovuti alle altissime temperature) e per la mancanza di sicurezza nel posto di lavoro.

Nel video possiamo vedere in quali situazioni sono costretti a lavorare gli operai: condizioni igieniche e sanitarie precarie. Si arriva a dormire in una sola stanza in 14 persone. Le cucine, poche, devono essere utilizzate da circa 600 persone e sono invase da insetti di ogni tipo. Insomma condizioni di qualità della vita e del lavoro inumane e inaccettabili.

I lavoratori sono sotto continuo ricatto da parte dei datori di lavoro. In alcuni casi, i datori di lavoro, sono arrivati al punto di sequestrare i passaporti per rendere gli operai clandestini e quindi impossibilitati ad andare via se non a lavoro completato. Le paghe sono spesso inferiori di quanto stabilito in partenza o addirittura "congelate" per mesi. Un testimone racconta che durante il volo per arrivare in Qatar, i suoi principali, gli hanno strappato davanti i propri occhi il contratto di lavoro, costringendolo ad accettarne un altro a diverse condizioni.

La schiavitù dei lavoratori migranti si concentra principalmente nella città, in continua costruzione, di Lusail che dista 15 km dalla capitale. Qui si disputeranno le partite più importanti del mondiale nello stadio "Lusail Iconic Stadium" che ospiterà 87000 spettatori circa: la prima, quella d'inaugurazione e la finalissima.

In questo scenario sempre più chiaro, le istituzioni, a partire dalla FIFA, continuano a non dare risposte.

Qui sotto il video-inchiesta del "The Guardian":