Mancano meno di 10 giorni alla conclusione del Crowdfunding, la raccolta di fondi on-line con la quale abbiamo scelto di permettere a tutti di dare il proprio contributo alla neo-nata Welcome Team.

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Sabato 12 dicembre ad Ancona manifestazione indetta dalla Polisportiva Assata Shakur e dai Centri Sociali delle Marche per chiedere la liberazione di Alessio Abram. Prevista la partecipazione di delegazioni provenienti da diverse parte d’Italia. 

Il 13 novembre Alessio Abram è stato arrestato. Il cavillo giuridico che lo ha portato in carcere è legato a mancate firme in questura – sette casi in tutto nell’arco di quindi anni – in relazione al provvedimento di Daspo emesso nei suoi confronti più di dieci anni fa .

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Con Alessio e tutta la Polisportiva Assata Shakur di Ancona sono anni che condividiamo battaglie per uno sport libero da razzismo e dal business.

Insieme abbiamo costretto la Figc a cambiare il regolamento nei confronti dei calciatori migranti, insieme abbiamo realizzato il sogno de “El Estadio del Bae” nelle comunità zapatiste del Chiapas.

 

Siamo indasponibili ad accettare questo assurdo provvedimento repressivo che costringe Alessio a stare rinchiuso dentro un carcere, lontano dalla sua famiglia e dalla sua passione per lo sport popolare e per un mondo più giusto e libero.

 

Siamo indasponibili ad accettare questo accanimento giudiziario per questioni risalenti a più di 10 anni fa. E' la sua generosità nell'essere sempre pronto a battersi per i diritti di tutti ad essere colpita. Il suo impegno quotidiano per uno sport accessibile a tutti e tutte, come ad esempio la scuola calcio Ancona Respect non puó essere imprigionato.

 

Un abbraccio forte alla sua famiglia e a tutti i fratelli e sorelle della Polisportiva Assata Shakur e ci uniamo a loro nel chiedere la sua immediata liberazione.

 

SPORT ALLA ROVESCIA

 Nasce a Padova la SanPrecario Welcome Team e la campagna di raccolta fondi on-line per sostenerla!

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Refugees Welcome! Con questa frase stampata sulle divise da gioco, l'Assata Shakur è scesa in campo sabato 17 Ottobre, dispuntando contro i Portuali la VI giornata di campionato di seconda categoria.

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Aiutateci a proseguire il nostro cammino di resistenza!

La Polisportiva Assata Shakur Ancona 2001 nasce nel capoluogo marchigiano come associazione nel gennaio del 2001 con lo scopo principale di promuovere e sviluppare una coscienza antirazzista attraverso lo sport, nelle sue pratiche e nella riflessione attorno ad esso. La nostra idea, che nel tempo abbiamo messo in pratica, dimostrandone la validità, è che lo sport sia un potente mezzo per prevenire e contrastare razzismo e intolleranza e per creare aggregazione e socialità, tra i tanti è uno dei mezzi più immediati, dal momento che permette di aggirare anche le barriere linguistiche.

La sfida ulteriore che ci siamo preposti è di portare avanti uno sport popolare eaccessibile a tutte e tutti, sia dal punto di vista economico, sia con campagne (alcune tuttora in atto), che hanno già condotto ad esempio ad allargare il diritto universale allo sport, facilitando il tesseramento degli stranieri residenti nel territorio italiano.

Per ultimo, ma non di minore importanza, c’è il fatto che lo sport promuove uno stile di vita sano e il benessere psico-fisico della persona, inoltre fornendo un obiettivo da raggiungere, è stimolo per la crescita dell’individuo.

Divenuta polisportiva nel 2003, ha negli anni toccato varie discipline sportive, come il cricket, organizzando la prima squadra di cricket delle Marche, il ciclismo, la pallavolo, la palestra popolare con corsi di difesa personale e di Muay Thai ed è inoltre entrata nel mondo del calcio, inserendo nelle sue attività per ultima dal punto di vista cronologico, anche una scuola calcio a costi irrisori, Ancona Respect, in collaborazione con Sosteniamolancona.

Proprio il calcio è stato la prima attività organizzata dalla Polisportiva, con il “mondialito antirazzista Assata Shakur” giunto nel 2015 alla sua XIV edizione, nato con quattro squadre partecipanti e giunto a contare ben ventiquattro formazioni, che nel tempo proprio grazie a tale torneo hanno stretto legami tali da creare squadre miste dal punto di vista delle provenienze e delle culture, ridefinendo molteplici vissuti, in cui le singole identità e appartenenze convivono nel reciproco rispetto, condividendo e confrontando le proprie differenze e i valori comuni.

Proprio dal mondialito antirazzista e dai partecipanti al torneo, è nata l’idea di costituire una squadra di calcio, inizialmente di calcio a 7, ha poi deciso di compiere un passo importante, forse folle, iscrivendo una squadra di calcio a 11 nella terza categoria FIGC, nelle pieghe del calcio che c’è, per trasformarlo, portando dal basso in questo mondo spesso comtradditorio i valori su cui fondiamo la nostra polisportiva e le nostre vite, raccogliendo la sfida, sempre a modo nostro.

La Konlassata, questo il nome della squadra di calcio, è a oggi realtà consolidata, con uno spogliatoio animato da ben 14 lingue differenti e ancor più multietnico se si guardano le singole nazionalità in esso presenti.

La squadra ha appena disputato il suo quarto campionato FIGC, terminando al secondo posto a due punti dalla prima classificata nel girone provinciale, del quale ha vinto i play off, per concludere la stagione con uno sfiorato passaggio in seconda categoria, non raggiunto per un solo goal di scarto e ora solo auspicabile solo grazie a un eventuale ripescaggio.

Se da un lato non ci stanchiamo mai di ripetere che la competizione sfrenata e a tutti i costi non ci appartiene, promuovendo uno sport leale nei confronti degli avversari e delle decisioni arbitrali e portando avanti l’idea che la sfida non è che un gioco che finisce con il triplice fischio, dopo il quale offriamo sempre agli avversari e all’arbitro il terzo tempo, come nel rugby, dall’altro lato non crediamo che l’importante sia semplicemente partecipare, ma intendiamo dimostrare che il nostro è uno sport vincente anche sul campo da gioco. Questo anche perché sappiamo bene che lo sport è animato da cuori pulsanti di passione, che il business del calcio “alto” relega ai margini per costruirci sopra le proprie fortune. E proprio con lo sport dal basso intendiamo riappropriarci dei nostri desideri e delle nostre passioni.

Perché il crowdfunding

Come anticipato, il progetto ha un aspetto di “follia”, infatti portare avanti una squadra di calcio ha un grosso ostacolo, che è quello economico, perché nonostante l’impegno volontario di molte e molti nell’assolvere ruoli altrove retribuiti, una stagione tra iscrizione al campionato, acquisto del materiale necessario e affitto del campo (solo quest’ultimo raggiunge e a volte supera gli 800 euro mensili, per soli due allenamenti settimanali e la partita casalinga), costa attorno ai 16 mila euro. La sostenibilità del progetto è stata finora possibile grazie a piccole sponsorizzazioni, ma soprattutto è realtà grazie al sostegno di atleti, dirigenti e tifosi, che sono realmente un corpo solo, in quest’avventura che potremmo definire di azionariato popolare o di gestione comunitaria e che a differenza dei grandi club, include anche i giocatori.

La richiesta di contributi, una somma minima rispetto all’intero costo del campionato, intende coprire l’avvio dello stesso, ovvero le spese di iscrizione e i primi materiali occorrenti per poter iniziare la prossima stagione, ormai alle porte. In un momento in cui le casse della polisportiva non riescono a coprire tali esigenze, decidiamo ancora una volta di affidarci al sostegno di chi crede in un altro sport, uno sport che contrasta ogni giorno l’insorgere e il manifestarsi di episodi di discriminazione razziale, omofoba o sessista, che si batte attivamente perché possa essere diritto garantito a tutte e tutti, che crea nel territorio legami di cui esalta le ricchezze e porta a galla le contraddizioni per affrontarle positivamente, uno sport che basa le proprie vittorie agonistiche sulla lealtà sportiva, in un periodo in cui si susseguono episodi di doping o di calcio-scommesse, una pratica del calcio che valorizza la propria tifoseria, considerandola da un lato parte imprescindibile del proprio esistere e dall’altro anima di una piazza viva, quella degli spalti, che nei grandi stadi si va svuotando a favore di un calcio da guardare a pagamento nel chiuso delle proprie case. Ci affidiamo a chi crede che tutto questo sia possibile e fa sì che sia anche sostenibile, sperando in tal modo di allargare ulteriormente la nostra rete di sostenitori.

Noi non intendiamo mollare ora, ci aiutate a proseguire un sogno?

Adelante Assatanate e Assatanati!!

 

INFO

 

Per contribuire:

 

1) Abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding sul sito produzionidalbasso.com, ci sono 34 giorni a partire dal 27/6/2015, si può donare con paypal (chi non ce l’ha, la può fare con dei semplicissimi passaggi online) e ci sono anche delle ricompense in palio!! –>

CROWDFUNDING

2) Per chi non ha e non può fare un account paypal o preferisce un bonifico, lasciamo le nostre coordinate bancarie:

Ass. Pol. Dil. Antirazzista Assata Shakur 
IBAN IT95 R 06055 02602 00000000 1755

3) Chi segue attivamente le nostre iniziative, può partecipare con un contributo diretto, ad esempio ci trovate tutti i fine settimana fino al 18 luglio al campo di Vallemiano per il XIV mondialito antirazzista Assata Shakur.

 

 

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Il 30 e 31 maggio, si è svolto a Roma il primo torneo di Basket popolare italiano.
Sul campetto esterno del LOA Acrobax si sono incontrate sul campo 5 formazioni provenienti da tutta Italia. A fare da padroni di casa e organizzatori della due giorni, gli All Reds Basket, squadra che vanta anche il record di anzianità con 5 anni di vita. Sempre dalla capitale l'Atletico San Lorenzo, attualmente l'unica formazione che ha anche una squadra femminile tra le sue fila.

 

Dalla Campania a rappresentare il sud, sono giunti nel campetto di Zona Rossa i napoletani della Lokomotiv Flegrea, mentre dal nord-est la SanPrecario basket Padova e i Crabs Venezia hanno affrontato il lungo viaggio per essere presenti a questo importante evento.

 

Le squadre hanno rotto il ghiaccio con il torneo (girone all'italiana,2 tempi da 10 minuti) in cui non è mancato spettacolo sia nel rettangolo di gioco,sia al di fuori. Strette di mano, triple e qualche birra in un clima di festa che ha subito contagiato atleti e spettatori.

 

La parte più importante della due giorni però, si è tenuta il giorno successivo con l'assemblea comune dove si è cominciato a mettere a confronto le varie esperienze territoriali.

 

Il primo punto su cui tutti hanno trovato identiche difficoltà, è il tema degli spazi e dei costi che una squadra popolare incontra.

 

La volontà e la voglia di offrire uno sport che possa essere sostenuto quasi a titolo gratuito, si scontra con le logiche di mercato e con l'offerta di spazi dove praticare l'attività sportiva. In particolare il tema delle palestre rimane un nodo irrisolto soprattutto al centro-sud, in cui le assegnazioni di palestre o spazi comunali sono blindate da liste d'attesa infinite o da associazioni sportive più grandi che ottengono la totale assegnazione della palestra per poi gestirla a loro totale discrezione nei confronti di realtà piccole o nuove che provano a trovare spazi in cui praticare sport.

 

Una soluzione a questo problema l'hanno conquistata i ragazzi dell'Atletico San Lorenzo che, grazie al consenso e al sostegno del quartiere,sono riusciti a farsi assegnare a titolo gratuito uno spazio di proprietà della curia.

 

Anche il costo dei campionati rimane una delle problematicità comuni a tutti. Tutte le squadre infatti, ad eccezione dei campani, militano in campionati amatoriali, soprattutto a causa dei costi di iscrizione e tesseramenti che si sommano a quelli dell'affitto degli impianti.

 

Per tutti invece la partecipazione è uno dei punti più in cresciuta,sia come atleti che come tifosi, mostrando sempre più come esperienze di sport popolari riescano ad aggregare e a raggiungere un numero in crescita di persone che vengono contaminate dai valori inclusivi, solidali e antirazzisti delle squadre popolari.

 

Il bilancio quindi è molto più che positivo. L'assemblea lunga e partecipata ha deciso di organizzarsi in una mailing list per continuare il dialogo aperto a Roma.

 

All'orizzonte la promessa di cominciare a lavorare subito su una seconda edizione del torneo (magari in forma itinerante) e di continuare lo scambio di esperienze che possano portare alla creazione di campagne nazionali da proporre su tutti i territori. A cominciare dal progetto "Rojava Playground",ovvero la costruzione di 6 piastre polivalenti attrezzate per giocare a basket e a pallavolo nei campi profughi curdi allestiti in seguito dell'assedio dell'isis a Kobane, accolto con entusiasmo da tutti i partecipanti di Zona Rossa.

 

Il basket popolare quindi, gode di ottima salute e si prepara ad espandere i suoi confini, creando rete e relazioni tra tutte le persone innamorate della palla a spicchi.

Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza nei confronti dei 17 militanti dei centri sociali ExKarcere e Anomalia di Palermo, colpiti da misure cautelari di obblighi di firma. L'accusa gravissima è quella di "associazione a delinquere" e si fa riferimento a una serie di iniziative di lotta per il diritto allo studio (principalmente contro la Riforma Gelmini) e alla casa, avvenute nella città siciliana dal 2010 ad oggi.
Oltre ad essere un grave attacco al diritto al dissenso, questa operazione della magistratura è un attacco all'importante esperienza della Palestra Popolare Palermo, che trova sede dentro gli spazi occupati dell'Ex-Carcere, accusata di essere un centro eversivo di allenamento alla guerriglia urbana per i militanti del centro sociale.

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In 14 anni abbiamo incontrato e visto passare tanta gente, ognuno ha dato il suo contributo e ha fatto sì che questa polisportiva crescesse di anno in anno, nella lotta contro il razzismo, per uno sport diverso, che sia dal basso e al tempo stesso competivo.

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Ogni volta che entro in carcere provo sempre quella identica sensazione.

E' una strana sensazione di pesantezza e compressione, qualcosa che mi porto dentro, che sento di avere lì, nella pancia, che si manifesta nella bocca dello stomaco, in quel preciso momento.

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Sabato 31 gennaio, a Trento si è svolto il primo torneo di calcio a cinque organizzato dalla neonata Polisportiva Popolare Antirazzista Clandestina. Lo scopo di questa giornata è stato quello di dimostrare come lo sport non debba essere caratterizzato da pregiudizi di ogni tipo, ma come piuttosto debba essere un momento di aggregazione e fratellanza, indipendentemente dalle proprie origini e dalla propria cultura.

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La nostra idea di sport la ripetiamo in varie occasioni e la pratichiamo quotidianamente, in questa concezione la competitività coincide con la passione che anima tanto il nostro progetto, quanto il gioco in sé. E quando scendiamo in campo, proprio perché di gioco si tratta e perché siamo convinti che un'altra idea di intendere e praticare lo sport sia possibile, crediamo che la competizione non debba superare quel limite oltre il quale si vuole ottenere la vittoria a tutti i costi. A maggior ragione se come nella vicenda che ci accingiamo a narrarvi, per degli interminabili dieci o forse quindici minuti, si è temuto per una vita, per fortuna il pericolo è subito rientrato, ma abbiamo sentito che il limite della competizione era stato superato e il gioco era per noi finito. 

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