di Davide Drago

Domenica scorsa in occasione della giornata contro la violenza sulle donne il mondo del calcio ha deciso di esprimere una posizione chiara rigurado il tema. I calciatori sono entrati in campo con un segno rosso sul volto, per dare un cartellino rosso alla violenza sulle donne.

Peccato che in occasione di due partite il campo sia stato lo specchio di quello che è ancora oggi la società italiana: patriarcale e maschilista. Durante la partita tra Juventus Women e la Fiorentina, l'attacante bianconera Cristiana Girelli è stata bersaglio di insulti pesanti sul suo aspetto fisico. La Girelli, che aveva appena segnato, ha risposto ai tifosi viola con un sorriso. A fine partita ha dichiarato che questa gente non dovrebbe essere mai presente nei campi da gioco, perché il calcio è qualcosa di diverso. Effettivamente il mondo del calcio femminile è stato sempre lontano da episodi di razzismo o di discriminazioni di genere. Il responsabile della divisione femminile della Juventus e il presidente della Fiorentina hanno condannato duramente questo episodio.

Un fatto ancora più grave è accaduto durante una partita di seconda categoria della regione Veneto. Nel corso del match tra Marchesane e Real Stoppari, l'arbitro Sara Semenzin della sezione di Castelfranco Veneto è stata pesantemente insultata.

Anche la Lega Nazionale Dilettanti aveva deciso di mobilitarsi in occasione della giornata contro la violenzuia sulle donne, consigliando ad ogni società di sensibilizzare il proprio pubblico attraverso la lettura di questo messaggio all’inizio di ogni gara. Non sappiamo se in quel campo il messaggio sia stato letto e non recepito da calciatori, dirigenti e pubblico, ma quello che è successo è davvero grave.

Al 37° del secondo tempo è stato espulso l’allenatore della squadra ospite, Roggia Iames, perché ad una decisione arbitrale ha reagito in modo veemente, con espressioni ingiuriose nei confronti della direttrice di gara. Al termine della partita ha atteso la direttrice stessa nello spogliatoio e le ha urlato in faccia “cambia lavoro! Hai rovinato la partita! È meglio se ti dai ai fornelli, la domenica!”

Al termine della gara è scattato un parapiglia tra giocatori e dirigenti che sembrava essere sedato dopo due espulsioni effettuate dalla direttrice di gara. Il subbuglio, apparentemente raffreddato dalle due espulsioni, è ripreso con inaudita veemenza e meschinità quando la direttrice di gara è entrata nel suo spogliatoio. A quel punto i tifosi delle due squadre si sono avvicinati alla recenzione adiacente agli spogliatoi insultando pesantemente la ragazza. Gli insulti sono stati scritti per esteso nella distinta della gara: “… rincoglionita, … stupida, … troia, … handicappata, … pagliaccia, … ritardata, … femena de merda, … le femene dovrebbero stare a casa a fare i ferri, torna a cucinare, cretina … cambia lavoro, … le femene, la domenica, dovrebbero restare a casa, … ti aspetto fuori casa, troia, vedrai dopo cosa succede … vengo a prenderti a fine gara”.

I fatti non sono passati inosservati e il giudice sportivo ha squalificato l’allenatore per atteggiamento violento ed irriguardoso nei confronti della direttrice di gara fino al 30 giugno 2019. A pagare le conseguenze della vergognosa espressione di inciviltà anche le due società, multate per non aver fatto nulla, per calmare le acque ed evitare che gli spettatori si accanissero contro la direttrice di gara, ma anzi hanno amplificato con i loro comportamenti l'atteggiamento discriminatorio.
L'odio nei campi da calcio colpisce ancora. Questa volta, però, assume un “fastidio” maggiore visto che i due fatti sono avvenuti nei confronti di due donne e in concomitanza di una giornata che dovrebbe servire a sensibilizzare gli uomini a tenere un certo tipo di comportamenti. La lotta contro le discriminazioni è lunga e difficile, e come scritto più volte non può essere delegata ad azioni simboliche o alle scelte del giudice sportivo.