di Davide Drago

 

La Turchia è ormai sempre meno una democrazia compiuta. Giornalisti, intellettuali, attivisti, ma anche cittadini comuni, vengono arrestati e perseguitati da una magistratura influenzata dal potere politico di Erdogan. La tracotanza del regime turco ha da qualche tempo iniziato a colpire anche chi, nel mondo dello sport, si “permette” di esprimere un pensiero diverso da quello del dittatore turco.

Dopo Deniz Naki, da qualche mese è balzata agli onori della cronaca la storia di Enes Kanter, cestista nato a Zurigo da genitori turchi 25 anni fa. Oltre ad essere un grande campione sul parquet, Kanter non ha mai risparmiato critiche nei confronti di Erdogan. Sin dal fallito golpe del 15 luglio 2016, il cestista ha parlato di ciò che stava avvenendo in Turchia: repressioni, censure e minacce. Attraverso l’uso dei social media si è apertamente schierato contro il Sultano, nonostante la paura di ripercussioni e sebbene lui sia “al sicuro” dall’altra parte dell’oceano, chi rischia grosso sono i suoi familiari ancora a Istanbul.

 

Nel maggio del 2018 Kanter si trovava in Indonesia e durante il suo soggiorno è stato chiamato in commissariato dalle autorità locali, ma di comune accordo col proprio manager, decide di non andare; la polizia turca ha comunicato al governo indonesiano che è un soggetto pericoloso.

 

Le indagini poste in essere dall‘intelligence hanno provato a dimostrare eventuali collegamenti tra Enes Kanter e Fetullah Gulen, dissidente turco attualmente negli Stati Uniti, sulla cui testa pende una condanna a 1900 anni di carcere. Dal fallito golpe dello scorso anno, il nome di Gulen risuona con la stessa melodia di una campana a morto: l’accusa mossa da parte del regime di Erdogan è quella di aver ordito, insieme ad altri, il tentativo di colpo di stato.

 

Nella primavera dello stesso anno il giocatore durante una conferenza stampa ha dichiarato che Erdogan è “l’Hitler del nostro secolo”. Per questo motivo a metà dicembre, Stando a quanto riportato dell’agenzia statale Anadolu, la procura turca ha chiesto quattro anni di reclusione per il cestista.

 

Il 5 gennaio scorso, Enes Kanter, ha dichiarato che non viaggerà con la squadra verso Londra per andare a giocare contro i Washington Wizards una delle annuali partite che la NBA organizza in Europa, in quanto teme ritorsioni per la sua opposizione pubblica al presidente turco. Del resto, lo scorso maggio era già era stato bloccato per ore all’aeroporto di Bucarest, perché sprovvisto del proprio passaporto, ritirato dalla Turchia, sempre a causa della sua opposizione ad Erdogan.

 

Kanter ancora una volta non ha risparmiato critiche. Durante la conferenza stampa ha dichiarato: «Purtroppo, non andrò a causa di quel pazzo, il presidente turco. È piuttosto triste che tutte le cose influenzino la mia carriera e il basket, perché voglio essere là fuori e aiutare la mia squadra a vincere. Ma proprio per l'unico folle, un maniaco, un dittatore, non posso nemmeno andare là fuori e fare il mio lavoro. È piuttosto triste».

 

Qualche giorno dopo queste dichiarazioni, Secondo quanto riferito dall'agenzia Anadolu, il governo turco di Recep Tayyip Erdogan si è rivolto all’Interpol per chiedere l’arresto della stella della squadra di basket americana, accusandolo di far parte di “un’organizzazione terrorista”. La procura di Istanbul ha preparato una richiesta di estradizione e nello stesso tempo ha fatto domanda all’Interpol di emettere un’“allerta rossa” che dovrebbe condurre all'emissione di un mandato d’arresto internazionale per il cestista.

 

Kanter ha dichiarato che continuerà a parlare e criticare. È l’unico modo per poter essere d’aiuto anche a tutti quegli innocenti che sono già stati arrestati. Faranno di tutto per farlo tacere, ma lui, di tacere, non ci pensa nemmeno. Anzi, appena può, ai microfoni dei media americani o sui social network ribadisce quelle che sono le condizioni dei prigionieri nel suo Paese. Secondo i dati diffusi dal ministero della difesa turco infatti, sono più di 50.000 le persone già finite in manette negli ultimi 10 mesi e 150.000 quelle indagate.

 

Dopo aver attaccato attivisti, intellettuali, giornalisti, Erdogan sta cercando dei nemici all'interno del mondo dello sport. Ambiente nel quale ha anche estimatori di un certo livello come Ilkay Gündogan Mesut Özil e Cengiz Ünder. Il tentativo, da parte del Sultano, è quello di appropriarsi del “capitale simbolico” che ruota attorno al mondo dello sport, un mezzo potentissimo di costruzione e legittimazione del consenso.